Le dettagliate indicazioni geografiche contenute nella pagina di vangelo che ascolteremo domenica (23a del tempo ordinario) ci richiamano prepotentemente la dimensione universale del ministero di Gesù.
Gesù che arriva “in pieno territorio della Decapoli” è il segno tangibile che l’annuncio evangelico, proprio perchè è rivolto a tutti, non può escludere nessuno.
L’universalità dei destinatari del Vangelo, oltre ad essere ben dimostrata dall’infaticabile ministero di Gesù, è attestata anche dall’instancabile opera di evangelizzazione della Chiesa che, per esplicito mandato del suo Signore e Maestro, annuncia ancora oggi il vangelo in ogni angolo del mondo.
Pensando, quindi, al delicato impegno di evangelizzazione non si potrà mai dire: “non qui”, “non a questi” perché il vangelo è destinato a “tutti” e deve arrivare “dappertutto”.
L’evangelista Marco sembra che abbia acceso il ‘navigatore satellitare’ e con precisione indica i vari spostamenti di Gesù, i suoi percorsi. Ci descrive Gesù che volutamente si spinge in un territorio abitato in fin dei conti da pagani.
Questo stile di Gesù c’insegna che Lui oltre ad accogliere chiunque si avvicini a Lui, è Lui per primo che si spinge “oltre”, cioè va a cercare l’ultimo abitante della regione più lontana, per donare il suo amore e offrire la sua salvezza.
Comprendiamo allora che questa introduzione geografica ci trasmette un insegnamento da tenere costantemente presente nella nostra esperienza di fede: Dio, in Gesù, è sempre rivolto verso ogni uomo in una esperienza di cammino che lo spinge in pratica ‘oltre ogni oltre’.
Il bano evangelico prosegue con la descrizione di un gesto di solidarietà compiuto a favore di un sordomuto da parte di alcune persone che si sono prese cura di quell’uomo.
E’ significativo che il sordomuto, sebbene sia nella condizione di non riuscire né a sentire né a parlare in suo favore sono gli altri che supplicano Gesù di guarirlo.
Il Signore Gesù ci faccia capire quale è la nostra “Decapoli” dove dobbiamo recarci con prontezza e senza ritardi e chi sono i “sordomuti” che anche noi dobbiamo accompagnare da Gesù perché lui li guarisca.
Ma nello stesso tempo mentre cerchiamo di accertarci con sincerità se tutte le zone della nostra personalità sono state raggiunte dal messaggio evangelico proviamo, con altrettanta sincerità a considerare noi stessi quei sordomuti ai quali Gesù vuole sciogliere il nodo della lingua, rendere capaci di parlare correttamente perché possano aprirsi finalmente all’ascolto.
In quell’istante Gesù sussurrerà all’orecchio del nostro cuore, ancora e sempre, quella divina parola che può davvero liberarci da ogni possibile forma di ripiegamento: Effatà, apriti!
p. Enzo Smriglio