Il brano del vangelo di questa domenica si apre presentandoci Gesù che interroga per strada i discepoli e si chiude con Gesù che si rivolge alla folla. Ai discepoli chiede di riferirgli quello che si dice di lui in giro, cosa cioè di lui va dicendo la gente; alla folla, invece, detta le esigenze che sono esplicitamente richieste a coloro che lo vogliono seguire. Riferire quello che dicono gli altri sul conto di qualcuno è sempre qualcosa di poco impegnativo. Difatti le risposte non si fanno attendere.
Ma quando Gesù chiede direttamente ai discepoli cosa loro pensano di lui, a prendere la parola a nome di tutti è l’apostolo Pietro che fa’ la solenne professione di fede: «Tu sei il Cristo».
Subito dopo però Pietro dimostra che l’idea che lui ha del “Cristo” è diametralmente opposta a quella che propone Gesù.
Infatti, Gesù dice “apertamente” ai discepoli che dovrà soffrire e Pietro, invece, si sente quasi in dovere di chiamare “in disparte” il Maestro per “rimproverarlo”.
Quante volte, pure noi, pensiamo di dare dei suggerimenti a Dio, tentati come siamo di “correggere” il suo agire che non sempre siamo in grado di comprendere pienamente.
La reazione di Gesù ovviamente non si fa’ attendere e, infatti, “voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Gesù per voltarsi è segno che precedeva i discepoli, camminava avanti; si volta, dunque, guarda i discepoli e rimprovera con severità Pietro.
Ma ci chiediamo: in che cosa consiste il rimprovero di Gesù?
Dicendo a Pietro «Va’ dietro a me, Satana!» gli fa’ capire che con quel suo suggerimento dato a Gesù Pietro si è messo dalla parte di Satana che per mestiere vuole sempre dividere, separare dalla volontà di Dio. E dicendogli «Va’ dietro a me» gli fa capire che dev’essere lui a mettersi in una posizione di obbediente sequela del Maestro e non pretendere, invece, che sia il Maestro a seguire le sue umane indicazioni.
Gesù spiega in questo modo a Pietro che con i suoi suggerimenti dimostra praticamente di non pensare «secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Allora è chiaro che c’è modo e modo di pensare.
C’è un modo di pensare che è «secondo Dio» e c’è anche un modo di pensare che è «secondo gli uomini».
Dimostreremo concretamente di pensare «secondo Dio» nella misura in cui ci disporremo ad accogliere con docilità quanto ci suggerisce Gesù, senza avere la presunzione di dirgli noi quello che sia più giusto fare.
E, infine, cerchiamo di non dimenticarci mai che obbedire a Gesù, cioè seguirlo concretamente, è un’esperienza sì esigente ma bella, un’esperienza che non s’improvvisa mai perché è sempre il frutto di un dono che va continuamente invocato e responsabilmente custodito.
p. Enzo Smriglio