Il cieco descritto dall’evangelista Marco seduto sul bordo della strada a mendicare del quale ci parla il Vangelo di domenica, sebbene non ci veda, paradossalmente, riesce a percepire prima della folla la vera identità di Gesù. Per farsi notare da Gesù che stava passando, comincia a gridare a squarciagola e finisce per essere ritenuto elemento di disturbo per coloro che erano al seguito di Gesù. Il cieco però non appena si sente chiamare balza immediatamente in piedi, abbandona ogni sostegno – dice il testo: “gettato via il suo mantello” – e si precipita con fede verso Gesù.
Una volta guarito Bartimeo viene descritto dall’evangelista nell’edificante postura di chi si mette alla sequela di Gesù; leggiamo: “lo seguiva lungo la strada”. In questo modo il cieco viene presentato come il modello del discepolo autentico che con la sua ferma decisione di voler seguire Gesù, riconosciuto come suo maestro (rabbunì), si mette in cammino, dietro a Gesù.
Gli occhi di Bartimeo, spenti dalla cecità, grazie all’incontro salvifico con Gesù riacquistano nuovamente la luce e ascoltando l’esperienza di luce vissuta dal cieco guarito anche la nostra esperienza di fede riceve luce, viene illuminata e incoraggiata, dandoci la possibilità de comprendere che quando si ha la fortuna di incontrare Gesù la vita viene trasformata, anzi trasfigurata in senso proprio e ogni forma di isolamento viene finalmente superata.
Bartimeo, infatti, da mendicante situato ai margini della strada e isolato da tutti, rimane affascinato dalla voce che lo chiama e accorgendosi che Gesù gli aveva dimostrato un’improvvisa attenzione non essendo passato oltre né si era nemmeno indispettito a motivo del suo insistente gridare viene in questo modo confermato nella speranza di poter uscire finalmente dal suo stato di cecità.
Non ci dovremmo mai dimenticare che chi ha la fortuna d’incontrare Gesù si accorge che la propria vita può sempre rifiorire, può tornare cioè a sperare perché con Gesù c’è sempre un “dopo”, viene offerta una possibilità di uscita e si può davvero riprendere nuovamente ogni tipo di cammino magari interrotto dalle difficoltà o contrarietà che la vita talvolta riserva. Gesù è la luce che illumina ogni uomo e Bartimeo incontrando Gesù può uscire dal buio tetro della cecità e i suoi occhi ritornano a vedere.
L’esperienza di Bartimeo può essere anche la nostra; infatti, tutti possiamo sperimentare nella vita momenti di buio e di vero e proprio scoramento.
Gridiamo anche noi la nostra fede in Gesù e di sicuro verrà in nostro soccorso.
Che possano risuonare di continuo nel nostro cuore le parole che hanno rivolto al cieco coloro che hanno mediato la chiamata di Gesù: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!» e impegniamoci a fare arrivare anche noi queste stesse parole a chi, in questo momento, ne ha più di bisogno.
- Enzo Smriglio