Il Vangelo della Domenica di Pasqua (21 aprile 2019)

La liturgia delle ore durante le settimane di quaresima ci ha fatto pregare ogni giorno: “Protesi alla gioia Pasquale, sulle orme di Cristo Signore, seguiamo l’austero cammino della santa quaresima”. Questo austero camino l’abbiamo percorso tutt’intero.

Nel cuore ci siamo ogni giorno portati il desiderio di arrivare a Pasqua e siamo stati davvero “protesi alla gioia Pasquale”!

Nei giorni scorsi, celebrando il Triduo Pasquale nelle nostre comunità la Liturgia ci ha messi sulle orme di Gesù dall’intimità del cenacolo dove ha istituito l’Eucaristia e lavato i piedi ai discepoli, all’agonia nell’orto degli ulivi, resa ancora più angosciante dall’esperienza di abbandono da parte degli apostoli, al Calvario dove Gesù è morto nel modo più ignominioso possibile appeso al patibolo della croce e, infine, nel momento della sua pietosa sepoltura.

Adesso, col cuore riconoscente per la testimonianza apostolica della Sua gloriosa risurrezione, giunta fino a noi, riconosciamo in Gesù il vincitore sulla morte e lo adoriamo Risorto, vivente, l’alfa e omega, principio e fine di tutte le cose.

L’annuncio della Risurrezione di Gesù è la notizia più bella che il mondo potesse ricevere. Ed è possibile sintetizzarla così: la morte non può inghiottire la vita. Ma, al contrario, è stata la vita ad inghiottire la morte e a sconfiggerla definitivamente.

Di questa meravigliosa notizia, come discepoli di Gesù, siamo debitori agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

Questo annuncio che risuona nel mondo da oltre duemila anni infonde nel cuore di ogni uomo e di ogni donna un’indicibile speranza, capace di far guardare il futuro con fiducia, certi che tutte le tragedie del mondo, delle quali pure siamo dolorosamente testimoni nel corso della vita, non sono capaci di spegnere nel cuore dei cristiani la certezza del loro ultimo destino.

Per pura grazia di Dio e per i meriti della passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, infatti, siamo chiamati a condividere in eterno la pienezza della vita. Gesù ha fatto sua la nostra morte perché noi – per puro dono Suo – potessimo fare nostra la sua vita.

Questa certezza è il dono Pasquale del Risorto alla Sua chiesa.

Una certezza da custodire con immensa gratitudine e da annunciare con immutato stupore.

Non dimentichiamo mai che il gioioso annuncio della Risurrezione di Gesù l’abbiamo gratuitamente accolto dalle generazioni di cristiani che ci hanno preceduto e adesso, con altrettanta gratuità, dobbiamo saperlo annunciare alle nuove generazioni, mentre ravviviamo insieme la speranza di essere un giorno accolti nell’abbraccio misericordioso di Dio.

p. Enzo Smriglio