“Testimoniare la gioia e la bellezza di ascoltare, conoscere e seguire Gesù”. E’ la consegna che il vescovo monsignor Guglielmo Giombanco ha fatto ai giovani della diocesi di Patti che, al culmine del loro cammino annuale, ritmato da varie “tappe”, si sono ritrovati a San Fratello per vivere la Giornata Diocesana, organizzata dal Servizio di Patorale Giovanile, diretto da don Giuseppe Di Martino, con la preziosa collaborazione dei giovani del paese ospitante.
Tema della giornata è stato “A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga a me ?” e la stessa, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, ha “visto” la presenza di tanti giovani provenienti dalle parrocchie della diocesi pattese, che, inizialmente, si sono “stretti” attorno alla croce, con il pellegrinaggio per le vie di San Fratello, ritmato da momenti di preghiera e canti.
Tutto questo per ricordarsi e ricordare che tutta la vita è un cammino fatto di gioie e di dolori, speranze e sogni. E’ stato poi don Arnaldo Riggi, salesiano, in un luogo-simbolo della comunità di San Fratello, dove la frana del 2010 ha “portato via” la chiesa, ad approfondire il tema, sottolineando che “fidarsi, come Maria, di Dio, da grinta, dignità, forza, in una realtà, quale quella di oggi, in cui sembrano regnare noia, tristezza, voglia di non fare nulla”.
“La gioia – ha proseguito – non si può tenere nascosta. Maria va in fretta da Elisabetta perché ha nel c.uore qualcosa di bello da dire. Spesso noi aspettiamo troppo per…metterci in viaggio, fin quando poi perdiamo la voglia”. “Maria – ha rimarcato ancora don Arnaldo – si fida del “possibile impossibile” di Dio. Dire “sì” è sempre bello, anche se non sempre facile; fidarsi di Dio libera sempre. L’amore ricevuto non si può tenere per sé, va messo in circolo. Oggi ci chiedono di chiudere i cuori, le case, i confini. Allora, quanto siamo disposti a perdere per donare noi stessi ? “. “il nostro rapporto con Dio – ha concluso don Riggi – non può essere legato solo al fare, perché è sempre Lui che ha già fatto qualcosa per noi. Lui ci ama per primo, con i suoi modi, che spesso scombinano i nostri piani. Allora lasciamo fare a Dio: Lui sa cosa e come fare e a noi chiedi di concretizzare tutto nel servizio”.
Dopo la condivisione del pranzo e i giochi, i giovani hanno avuto modo di accostarsi alle “fontane di luce”, proposta forte e personale, luoghi tematici (Riconciliazione, Adorazione, Carità, Vocazione e Santità).
La giornata si è conclusa con la celebrazione della messa, all’inizio della quale il sindaco di San Fratello Salvatore Sidoti Pinto e il parroco don Salvatore Di Piazza, hanno rivolto il proprio saluto e il proprio ringraziamento “perché la giornata è per noi un segno di speranza”.
Nell’omelia, monsignor Giombanco ha evidenziato che “abbiamo fatto oggi esperienza dell’essere gregge del Buon Pastore. La nostra vita è un cammino; noi non siamo viandanti, siamo pellegrini, con una meta: l’incontro con Gesù”. si è, quindi, soffermato sui verbi “ascoltare, conoscere e seguire Gesù”. “Oggi – ha sottolineato ascoltiamo tante parole vuote, banali, insignificanti. Tra tutte queste parole, ce n’è una che è luce che ci orienta: quella del Signore che parla al cuore”. “Conoscere il Signore – ha proseguito – crea un rapporto di amicizia profonda, una relazione intima. Gesù vuole entrare nel cuore pacificarlo. Dalla conoscenza scaturisce la sequela, fatta di testimonianza con la propria vita. Oggi non è facile, perché si rischiano derisione, impopolarità, si viene considerati persone fuori dal tempo. Ma quando l’uomo ha creato la crisi di Dio, ha creato la crisi dell’uomo, un uomo fragile, disorientato”. “voi –ha concluso monsignor Giombanco – siete il presente e il futuro della nostra Chiesa. Così alimentate in noi la speranza che attraverso di voi si manterrà sempre accesa la fiaccola della fede. Non cercate mai la felicità fuori di voi, ma dentro di voi”. A conclusione della messa, ai giovani è stata consegnata la Bibbia “perché – afferma don Giuseppe Di Martino – sia oggetto di meditazione, affinchè orienti la vita verso ciò che è buono e porti frutti di fede e di amore”.
Nicola Arrigo