A conclusione del tempo liturgico della Pasqua la Liturgia ci fa celebrare la solennità di Pentecoste, cioè la discesa dello Spirito sugli Apostoli riuniti insieme con Maria nel Cenacolo.
Con la Pentecoste la Pasqua del Signore giunge al suo pieno compimento e coincide con il solenne inizio della missione evangelizzatrice della Chiesa. La Comunità degli Apostoli radunata da Gesù Crocifisso e Risorto e animata dalla forza dello Spirito Santo viene inviata a tutti i popoli a narrare le “grandi opere” del Signore.
Gesù tante volte aveva parlato ai discepoli dell’invio del Paraclito, cioè di ‘Colui che è chiamato a stare accanto’, a nostro favore, come nostro Difensore: lo Spirito Santo, il Consolatore. Nell’insegnamento di Gesù il Paraclito, il Consolatore, colui che un antichissimo testo della Liturgia ci fa invocare come “ospite dolce dell’anima” ha il duplice e delicatissimo compito d’insegnare e ricordare: “lui vi insegnerà ogni cosa – dice Gesù – e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Invochiamolo continuamente lo Spirito Santo, accogliamolo docilmente, obbediamogli con prontezza.
E sarà Lui a fare dell’intera nostra vita un autentico capolavoro della grazia di Dio. A Pentecoste ognuno racconta all’altro le meraviglie di Dio e l’amore reciproco fra i discepoli diventa in questo modo l’eloquente linguaggio universale che risana finalmente l’incomunicabilità iniziata a Babele.
Nel brano degli Atti degli Apostoli che narra quanto é accaduto a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste viene riportato un lungo e dettagliato elenco di popoli. Rappresentano l’umanità intera. È significativo che tutti ascoltano l’annuncio degli Apostoli e lo comprendono. Se le lingue spesso possono dividere, una cosa è certa: la comprensione dell’opera di Dio, invece, unisce. L’autore degli Atti degli Apostoli non sembra preoccupato di riportare il contenuto della predicazione.
Anzi sembra che i discepoli nemmeno facciano dei veri e propri discorsi alla gente; piuttosto parlano fra loro. Però da questi loro dialoghi quanti li ascoltano riescono a percepire lo stesso le grandi e mirabili cose operate da Dio.
Cerchiamo di tenere presente sempre e tutti che il mistero della Pentecoste non è un semplice e commosso ricordo di un fatto ormai passato quanto piuttosto un’esperienza che continua e la cui forza rinnovatrice rende i cuori degli uomini e delle donne di ogni tempo sempre disponibili ad accogliere il Vangelo il cui messaggio è fonte di gioia, di speranza e garanzia per una vita buona, bella e beata.
p. Enzo Smriglio