Fratelli e Sorelle,
Questa sera, convocati nell’unica fede, per rivivere l’evento della Pentecoste accogliamo nei nostri cuori il dono dello Spirito Santo che il Signore Risorto continua ad elargire a coloro che credono in Lui. La Pentecoste è il compimento della Pasqua ed è propriamente in questo evento che l’unico Spirito, lo Spirito del Signore Risorto opera la perfetta continuità e la reciproca presenza tra il Cristo e la Chiesa, tra la Verità di Gesù Signore e la Verità che la Chiesa vive professa ed annuncia nel mondo. È lo Spirito, infatti, che ci insegna ogni cosa, lui che illumina la nostra mente, se ci mettiamo in ascolto della la Parola contenuta nelle Scritture. Il Cristo Risorto inviando la Spirito genera la fede pasquale, suscita la nuova creazione e dona la forza dell’annuncio profetico
1. La Parola proclamata in questa Vigilia di Pentecoste parla del dono dello Spirito. Il profeta Gioele presenta la promessa meravigliosa di Dio di effondere il suo spirito con una generosità immensa. L’oracolo precisa che tutti saranno destinatari dell’effusione dello Spirito perché Dio non disprezza nessuna persona: vuole effondere il suo Spirito su ogni uomo e a tutti donerà lo spirito di profezia: «Dio farà prodigi in cielo e sulla terra e chi invocherà il nome del Signore sarà salvato». La profezia di Gioele apre prospettive meravigliose che ci danno una grandissima speranza e uno slancio generoso.
2. Nel Vangelo Gesù proclama ad alta voce il compimento della profezia di Gioele. «Il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. L’evangelista poi precisa: “Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito perché Gesù non era stato glorificato”». Questo brano ci parla di una promessa. La comunità dei credenti alla morte di Gesù non resta orfana, senza guida e smarrita. Il Signore rimane vivente in essa e presente nelle nostre vite grazie al Paraclito, il Consolatore. Lo Spirito santo ci è stato dato e qui ci viene presentato come Spirito della verità che sarà presente con i discepoli e dentro di essi. Il mondo non lo conosce e non lo vede e noi sperimentiamo quanto sia vero e quanto sia difficile riconoscere la presenza dello Spirito nel nostro agire quotidiano, quando l’essere discepoli del Signore non sembra portare a nessuna differenza, ma solo ad essere una singolarità in più in un mondo che segue altri parametri e misura l’essere umano con criteri diversi, se non opposti a quelli del vangelo.
3. Abbiamo tutti bisogno di riscoprire la vocazione profetica legata al battesimo perché l’attento ascolto dello Spirito è suscitato dalla fede e aiuta a percepire la presenza di Gesù Cristo nella nostra vita e la conseguente responsabilità che essa comporta. In questo ascolto si gioca la qualità della fede personale di ciascuno di noi, della nostra adesione alla persona di Cristo e della vita delle nostre comunità. Le attività della Chiesa, tutto quello che realizziamo nelle nostre comunità devono essere frutto di lavoro interiore maturato nell’ascolto della Parola, nella preghiera, nel confronto comunitario e quotidiano con il Vangelo. Non possiamo e non dobbiamo accontentarci di proporre attività che coinvolgono solo esteriormente ed emotivamente la vita dei credenti riducendo, ad azioni come altre, ciò che è vitale e necessario per la vita delle comunità. Vi sono priorità che non vanno disattese: l’ascolto orante dello Spirito, il confronto con la Parola, la testimonianza delle fede attraverso la vita liturgica, l’annuncio profetico e la carità.
4. Nei giorni scorsi, con gli incontri nei vicariati, abbiamo vissuto momenti di verifica del cammino pastorale della nostra Chiesa, ho percepito che qualche piccolo passo si è fatto, ma è necessario mantenere alta la tensione interiore alimentata dal dono dello Spirito per suscitare nuove energie di impegno ecclesiale. Perciò rinnovo l’invito a continuare con l’ascolto orante della Parola, ad intensificare le proposte di cammini di fede , di formazione e di impegno ecclesiale a tutti i livelli attuando un discernimento chiedendoci cosa il Signore attraverso lo Spirito vuole dire alle nostra Chiesa. Non ci scoraggiamo se i risultati non sono secondo le nostre aspettative, ma continuiamo a seminare e alla fine sgorgheranno i frutti sperati. Noi crediamo che lo Spirito stia già parlando, anzi gridando e perciò è necessario recuperare il valore della preghiera personale e comunitaria per riacquistare fiducia e forza interiore e così non ostacolare, non spegnere l’azione Spirito.
5. Lo Spirito Santo esercita un’azione nell’ordine della vita; non è una dottrina che insegna, ma è vita, si inserisce nell’esperienza esistenziale di coloro che lo accolgono e la vita suscitata dallo Spirito presenta sempre novità e originalità. Quando questa vita divina, completamente diversa, entra nella nostra esistenza, nella vita delle nostre comunità, quando è essa guidare le nostre scelte personali e comunitarie, rompe tutti gli schemi e fa saltare tutte le formule. E’ quindi naturale che dove entra lo Spirito Santo si presenti una novità non programmata e inattesa; questa è stata la caratteristica dell’esperienza cristiana fin dai primi secoli. Se non ci fosse più rottura di schemi, non ci fosse più stupore e novità sarebbe il segno che lo Spirito santo fa fatica ad operare nella Chiesa, si spegne la profezia e si indebolisce l’audacia della testimonianza.
6. Lo Spirito santo è giovinezza, è freschezza, è creatività evangelica, è novità del cuore e vita che rigenera e rende fecondo l’annuncio della fede in Cristo Risorto. Questa sera so che siete presenti tanti ragazzi e giovani della diocesi che hanno ricevuto o riceveranno a breve il sacramento della confermazione a voi rivolgo le parole di Papa Francesco che faccio mie: «cari giovani sono felice nel vedervi correre più velocemente di chi è timoroso. Correte attratti dal quel Volto amato che contempliamo nell’Eucaristia…La Chiesa ha bisogno del vostro slancio delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno» (CV 299). Cari giovani anche la nostra Chiesa ha bisogno di voi e perciò vi invito ad ascoltare la voce del Signore che vi chiama a percorrere un cammino di amore e di libertà per poter discernere la scelta di vivere la vita come dono a Dio e ai fratelli e diffondere il bene. Così scoprirete che Dio ha un disegno di amore per ciascuno di voi perché la vostra vita acquisti pienezza di senso nella dimensione del dono. Se il Signore vi chiama a qualcosa di grande e di bello siate generosi nel rispondere alla sua chiamata.
Lo Spirito di Dio afferma la divinità di Cristo inviato a diffondere l’amore nel mondo: così lo Spirito crea comunione, crea comunità, è sempre per l’edificazione, mai per la divisione. Lo Spirito ci insegna cosa dire, come agire se siamo disposti a metterci in gioco senza maschere e senza sconti. La via del Signore non è quella del successo, della popolarità, dei compromessi che garantiscono un quieto vivere. È la via scomoda di chi prova a essere esigente con se stesso e aperto, misericordioso e compassionevoli con tutti. Sostenuti dallo Spirito, possiamo scegliere se correre questo rischio o accomodarci nella apparente e appagante quiete della mondanità.
7. Gesù presenta se stesso come colui che può soddisfare le aspirazioni più profonde del cuore umano. Se vogliamo essere degni del nome di cristiani, dobbiamo avere aspirazioni elevate. Gesù si presenta come colui che è in grado di soddisfare queste aspirazioni, e dice: «Chi ha sete venga a me beva, che crede in me». Per poter beneficiare di questa capacità di Gesù dobbiamo avere fede in Lui.
L’acqua che estingue la sete è il simbolo dello Spirito effuso nella Chiesa. Quel sangue ed acqua sgorgati dal costato di Cristo sulla croce sono il segno dello Spirito che rigenera l’amore nella Chiesa come criterio di discernimento. Quel costato aperto è lo spazio dell’amore che si consegna e dello Spirito che si effonde. Uno spazio che diviene segno eloquente di rivelazione e di comunione. Quando la bocca di Gesù viene serrata dalla morte, è il suo costato a divenire bocca aperta, da cui esce la parola definitiva: Dio amore e chi crede nell’amore di Dio realizza cose grandi.
A Maria presente nel Cenacolo nel momento dell’effusione dello Spirito chiediamo che ci doni i suoi occhi per guardare al costato aperto di Cristo e contemplare in esso il dono dell’amore che si consegna e dello Spirito che si effonde perché il cammino della nostra Chiesa sia sempre illuminato dalla luce della Spirito santo; Spirito di umiltà, di verità, di santità e di carità. Amen!
+ Guglielmo, Vescovo