Nella sapiente pedagogia della Chiesa, nostra Madre e Maestra, la celebrazione della festa della Santissima Trinità è l’occasione per fissare con occhio contemplativo l’inizio dell’intera storia della salvezza e al tempo stesso il fine ultimo di tutto, cioè il destino finale dell’intero universo. L’inizio e la fine di tutto ciò che esiste coincidono nel flusso d’amore della Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Tutto procede dal Padre, per mezzo del Figlio nell’unità dello Spirito Santo e tutto è definitivamente ricapitolato in Cristo, nella comunione dell’unico Spirito per essere gloria vivente del Padre. A volte, quando parliamo della Santissima Trinità ne parliamo come se fosse un difficile teorema da spiegare o come se ci trovassimo di fronte ad una astratta formula da dimostrare. Non riusciamo a capire, invece, che è piuttosto un ineffabile mistero d’amore da vivere, nel quale siamo stati inseriti, per pura grazia di Dio, nel giorno stesso in cui siamo stati battezzati. La Trinità, dunque, non è prima di tutto un dogma da spiegare quanto piuttosto una esperienza da vivere. Noi non crediamo nel “motore immobile” di aristotelica memoria ma in Dio che è Comunione di persone (Padre, Figlio e Spirito Santo), e in Lui “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. Potremmo allora anche dire che la Santissima Trinità è il nostro vero DNA. Infatti, essendo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, ben sapendo che Dio non è solitudine chiusa, ma comunione che fluisce ininterrottamente, ne consegue che solo nella comunione con gli altri e nella capacità di saper instaurare relazioni di comunione c’è la garanzia della nostra autentica realizzazione umana. Sant’Agostino insegna: «Se vedi l’amore, vedi la Trinità». E quando viviamo tra di noi relazioni impregnate di vero amore in quello stesso momento “mostriamo” con la nostra vita lo stile Trinitario delle relazioni. L’indimenticabile don Tonino Bello volendo fare entrare i suoi fedeli con intelligenza nel dolcissimo e incommensurabile mistero della Trinità racconta che, viste la durezza delle sue argomentazione teologiche, un suo amico prete, che lavorava tra gli zingari, gli suggerì : “sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra”.
Così è nelle relazioni all’interno della Santissima Trinità e così sia – ce lo vogliamo proprio augurare – anche nelle nostre relazioni con tutti.
In questo modo guariremo da ogni forma di individualismo egoistico e riusciremo a diffondere nell’ambiente in cui viviamo uno stile di attenzione reciproca, di premurosa delicatezza e vicendevole tenerezza.
p. Enzo Smriglio