La celebrazione della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di nostro Signore Gesù Cristo ci offre l’opportunità di ascoltare la ben nota pagina della moltiplicazione dei pani, quest’anno secondo la versione di San Luca. Ciò che emerge subito in questo brano è la sbrigativa pragmaticità del gruppo degli Apostoli che suggerisce a Gesù di congedare la folla in modo tale che ognuno provveda per sé. Apparentemente si preoccupano della gente ma in realtà sembra che siano più preoccupati di non avere ‘fastidi’. E proprio per questo suggeriscono a Gesù di congedare la folla che lo aveva seguito per l’intera giornata, incantata dalle sue parole e conquistata dai suoi gesti. Ma Gesù, che durante la sua vita passò beneficando e sanando tutti, non aveva mai mandato via nessuno, quindi non avrebbe mai potuto accettare la soluzione suggerita dagli Apostoli ai quali, invece, propone: “Date loro voi stessi da mangiare”.
In questo modo Gesù, alla meschina proposta dei dodici contrappone per così dire una soluzione più impegnativa e sicuramente più rispondente al suo stile di accoglienza e dedizione. In pratica suggerisce di mettersi a disposizione delle reali esigenze di quella folla suscitando uno stile di fraterna condivisione. Di fronte a quella enorme folla gli apostoli pensano – umanamente parlando – di non poter essere in grado di sovvenire ai suoi bisogni a motivo dell’esigua quantità di viveri di cui in quel momento riuscivano a disporre. Ma nello stesso tempo diventano testimoni di un prodigio che ha una sola possibile spiegazione: il poco condiviso e messo nelle mani di Gesù diventa miracolo, capace cioè di venire incontro a qualsiasi necessità. Sapendoci allenare nello stile della condivisione il prodigio si può rinnovare sempre a beneficio di tutti coloro che si trovano in qualsiasi situazione di umana indigenza.
Nel racconto evangelico colpisce, poi, la precisazione dell’evangelista: “tutti mangiarono a sazietà”. È proprio quello che si realizza tutte le volte che, obbedienti all’esplicito insegnamento di Gesù, come comunità cristiana siamo capaci di insegnare, guarire, dare, accogliere senza escludere nessuno, capaci come gli apostoli di accettare l’evangelica sfida di saper mettere in comune tutto quello che abbiamo e soprattutto di saperci mettere in gioco per venire incontro ai bisogni di coloro che mancano del necessario per poter condurre una vita dignitosa. Da parte nostra facciamo in modo di tenere sempre presente quanto, in modo mirabile e sintetico, insegna San Leone Magno: “partecipare al Corpo e al Sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo”. È proprio vero: se riceviamo Gesù con le dovute disposizioni saremo trasformati da Lui in Lui e vivremo per Lui e come Lui vuole.
p. Enzo Smriglio