Il Vangelo della 27a Domenica del Tempo Ordinario (6 ottobre 2019)

Granello di senape

Gli Apostoli chiedono a Gesù: «Accresci in noi la fede!» e sorprende la risposta con la quale cerca di far capire loro che la fede non è tanto una questione di “quantità” quanto piuttosto di “qualità”.

Ne basta, infatti, un granello per riuscire a sradicare un gelso.

Ma soprattutto la fede come la concepisce Gesù dev’essere lontana da ogni possibile forma di rivendicazione di meriti.

È un fatto del tutto gratuito (in quanto dono di Dio!) e nello stesso tempo un’esperienza unica da vivere con assoluta gratuità.

Insomma non possiamo mai accampare meriti nei confronti di Dio e dobbiamo scoprirci sempre “servi inutili”, non perché incapaci di agire ma semplicemente perché più che consapevoli di non potere reclamare in nessun caso meriti speciali, dal momento che tutto ciò che ha a che vedere con la fede è pura grazia, regalo gratuito e assolutamente immeritato.

Nella nostra lingua italiana la parola “inutile” indica qualcosa che non serve a nulla o qualcuno che è praticamente incapace di fare qualcosa. Non è questo il significato dell’espressione evangelica con la quale Gesù ci dice di saperci riconoscere “servi inutili”.

Per Gesù l’espressione “servi inutili” sta ad indicare le persone che non vivono sempre alla ricerca di un utile o di un egoistico vantaggio. Potremmo dire anche “servi senza pretese”, né spasmodicamente protesi verso il raggiungimento di secondi fini, ma soddisfatti unicamente di fare tutto per amore, servitori come nostro Signore che “è venuto per servire e non per essere servito”.

Madre Teresa di Calcutta spesso ripeteva: “nel nostro servizio non contano i risultati, ma quanto amore metti in ciò che fai”.

Beati noi se riusciremo a comprendere che il servizio è più vero dei suoi risultati, più importante di ogni eventuale ricompensa, più efficace di ogni possibile successo.

Insomma la fede vera – come leggiamo nella prima enciclica di Papa Francesco “Lumen Fidei”: “non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere”.

Se riusciremo allora a guardarci come ci guarda Gesù e a guardare come guarda Gesù diverremo davvero capaci di fare sempre e tutto bene con lungimiranza di mente e larghezza di cuore.

p. Enzo Smriglio