La seconda domenica di Avvento quest’anno coincide con la Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e la Liturgia ci fa ascoltare la stupenda pagina dell’Annunciazione. Ciò che balza subito in tutta evidenza in questo brano evangelico è da una parte l’insondabile grandezza di Dio che manda come suo messaggero l’arcangelo Gabriele e dall’altra parte la piccolezza della località dove viene inviato, cioè Nazaret, e della ragazza a cui viene inviato, cioè Maria.
Appare chiaro, poi, che l’iniziativa di quanto viene annunciato dall’Arcangelo appartiene esclusivamente a Dio e che è Dio stesso a rendere Maria idonea al pieno assolvimento del compito affidatole mediante la pienezza di grazia. In questa esperienza di pienezza, il santo popolo di Dio ha da sempre intravisto il singolare privilegio che Dio ha voluto concedere, per singolare grazia, all’Immacolata Concezione.
Il Vangelo dell’Annunciazione è tutto pervaso da un singolare spazio di meraviglia che, nello stesso tempo, è spazio di silenzio, di riconoscenza e di gioia. Di fronte a Colui che «ha compiuto meraviglie… ha fatto conoscere la sua salvezza, si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele» così come ci fa pregare il Salmista (Sal 97,1-3), non possiamo non essere pervasi dallo stupore per quel momento così misterioso della storia di salvezza che si consuma in uno sperduto villaggio della Galilea – lontano dai riflettori diremmo oggi – e che praticamente viene a rivelare e a portare finalmente a compimento il disegno di amore di Dio su tutta l’umanità.
Maria viene salutata dal celeste messaggero con parole di inaudita bellezza: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). E così nel silenzioso dialogo di questa giovane donna e Dio vengono a trovare spazio contemporaneamente la gioia, la sovrabbondanza e totalità di grazia e la presenza dell’Altissimo che salva e usa misericordia.
Continuiamo a lasciarci stupire dal fatto che Dio dialoga con Maria perché «Maria non è la semplice destinataria passiva della rivelazione riguardante il Figlio» (J. Dupont). Ella non è piena di grazia perché ha detto “sì” a Dio, ma perché Dio ha detto “sì” a lei prima ancora della sua risposta.
Proprio per questo non finiremo mai di meditare a fondo come in effetti «la risposta di Maria (all’Arcangelo e tramite l’Arcangelo direttamente a Dio) è una realtà liberante, non una sottomissione remissiva» (M. Marcolini).
Fermiamoci allora a meditare in silenzio sull’Eccomi di Maria e rimarremo pure noi, con rinnovato stupore, completamente affascinati e attratti dalla sua bellezza di creatura pienamente plasmata dalla Divina Grazia e proprio per questo “intra ‘mortali, se’ di speranza fontana vivace” (Dante).
p. Enzo Smriglio