Il brano evangelico del Battesimo di Gesù nel fiume Giordano ci aiuta a contemplare la solidale vicinanza di Gesù con l’umanità peccatrice.
Immaginarlo in fila che lentamente, rispettando il suo turno, si avvicina a Giovanni Battista per chiedergli di essere battezzato ci riempie il cuore di una profonda gratitudine verso Gesù che così facendo ci dimostra di volersi realmente avvicinare ad ognuno di noi. Dopo l’iniziale disputa con Giovanni circa l’opportunità del Battesimo, Gesù ottiene di essere battezzato e in quello stesso momento si assiste ad una vera e propria manifestazione di Dio che indica Gesù come il figlio “amato” e destinatario del “compiacimento” divino. Ma andiamo in ordine. Il testo del Vangelo riferisce che nel momento in cui Gesù “uscì dall’acqua”, “si aprirono per lui i cieli”, discende “lo Spirito di Dio come una colomba” e si sente una voce “dal cielo”. Se di Gesù si dice che “uscì dall’acqua” vuol dire che precedentemente vi si era immerso. Questo particolare non deve passare inosservato. È, infatti, un discreto rimando alla solidale vicinanza di Gesù con l’intera umanità completamente affondata nel mare del male e del peccato. In Lui e con Lui l’umanità può uscire di nuovo all’aria aperta, finalmente libera dalla schiavitù del male. Gesù dunque, “entra nel mondo dal punto più basso, perché nessuno lo senta lontano, nessuno si senta escluso” (Ermes Ronchi). Gesù si è fatto uomo, è venuto incontro a noi per caricarsi sulle spalle il triste e mortifero fardello del peccato. E in questo modo dimostra di essere davvero l’Emmanuele, cioè il “Dio con noi”.
Con un linguaggio un po’ ardito potremmo anche dire che al Giordano, nel momento in cui inizia il ministero pubblico di Gesù, tutta la Trinità si ritrova riunita e sembra darsi appuntamento. E così, il Padre si compiace del Figlio, il Figlio è proteso al pieno adempimento della volontà del Padre mentre lo Spirito Santo discende “sopra di lui”.
La solidale vicinanza di Gesù con l’umanità peccatrice sappiamo bene che raggiungerà il suo vertice nel momento in cui il Figlio amato di Dio nel quale il Padre trova il suo compiacimento sarà inghiottito dalla morte.
Ma la nostra fede c’insegna che dalle grinfie della morte Gesù si è svincolato il terzo giorno, risorto e vittorioso. Nel giorno del nostro Battesimo siamo diventati figli di Dio, senza alcun nostro merito ma per pura grazia e anche per ognuno di noi il Signore ha ripetuto una parola di predilezione: “Figlio, tu mi assomigli, io ti amo, tu mi dai gioia”. La grata e consapevole custodia di questo incommensurabile dono di Dio ci consentirà di vivere tutta la nostra vita come un vero e proprio pellegrinaggio che – per la misericordia di Dio – dal fonte battesimale ci condurrà al Santo Paradiso.
p. Enzo Smriglio