Il brano evangelico di domenica prossima, 23a del tempo ordinario, ci riporta alcune sentenze pronunciate da Gesù e collocate dall’evangelista Matteo nel cosiddetto discorso sulla Chiesa che affronta il delicatissimo tema dei comportamenti da assumere nell’ambito della vita di una comunità.
Credo che non ci sia tema tra i più delicati di quello della cosiddetta “correzione fraterna” su cui spesso si parla riconoscendosi però nella maggiorparte dei casi nella posizione di chi pratica la ‘correzione’ piuttosto che nella posizione di chi ne usufruisce.
In altri termini siamo più portati a correggere gli sbagli altrui, anziché lasciare che gli altri possano correggere i nostri eventuali sbagli.
La logica sottostante agli insegnamenti di Gesù è quella di riconoscere il primato alla comunione, cioè il non lasciare nulla di intentato per recuperare i rapporti incrinati tra i membri di una comunità, assicurando l’ascolto necessario, la dose indispensabile di vicendevole comprensione e soprattutto mettendo in opera tutto ciò che può favorire e incoraggiare un percorso, anche se in salita, di piena riconciliazione.
Gesù ci dà un’indicazione concreta: “Se il tuo fratello sbaglia, va’ e ammoniscilo”.
Che è come dire: cerca di fare tu il primo passo, non scegliere il silenzio rancoroso, né l’infantile atteggiamento dell’offeso; prova piuttosto a riallacciare le relazioni.
Tante volte invece, ci si limita a parlare agli altri dell’eventuale offesa ricevuta e non mancano spesso i commenti nei riguardi di chi ci ha offeso formulando giudizi ed emettendo sentenze.
Cerchiamo di non dimenticare mai che per favorire la risoluzione di eventuali controversie, che si possono venire a creare all’interno di ogni comunità l’espediente più efficace è la preghiera comune. Potremmo dire anche così: non è sufficiente tentare ogni via possibile per recuperare il peccatore.
È necessario anche pregare a lungo e soprattutto insieme.
Dobbiamo farci carico di ogni fratello nella speranza che gli altri facciano la stessa cosa nei nostri riguardi. Se il fratello, nei riguardi del quale ti sei adoperato per ‘recuperarlo’, ti ascolta – dice il testo – “avrai guadagnato tuo fratello”.
Ci troviamo qui di fronte ad un verbo molto bello: guadagnare un fratello.
In questa prospettiva il fratello non viene presentato come un fardello da portare e ‘sopportare’, ma piuttosto un guadagno, un tesoro per me e per l’intera comunità .
Ha quindi perfettamente ragione Padre Ermes Ronchi quando scrive che “investire in fraternità è l’unica politica economica che produce vera crescita”.
Illuminati da questa pagina di vangelo impegniamoci a saperci lasciare correggere e saper correggere gli altri sempre con assoluta delicatezza, con autentica carità e con il vivo desiderio di favorire sempre uno stile di vera e propria fraternità.
p. Enzo Smriglio