Il padrone della parabola che ascolteremo nel brano evangelico di domenica prossima è un padrone che chiama a tutte le ore, a tutti assicura un’equa ricompensa, ma è un padrone che se fosse giudicato secondo le vigenti norme del diritto che tutela i lavoratori, una vertenza sindacale sicuramente non gliela toglierebbe nessuno.
Una cosa però va subito chiarita: questo tipo di chiamata, quella cioè a lavorare “nella vigna” non rientra nell’ordine del ‘diritto’, come per esempio ogni cittadino italiano possiede il diritto ad avere un lavoro, ma ci si muove invece nell’ordine della “grazia” e dunque non c’è alcuna pretesa da accampare. I lavoratori della prima ora hanno avuto la fortuna di poter lavorare sin dall’alba per questo speciale padrone.
Lavorare nella vigna del Signore non è un gravoso ònere, ma piuttosto un grande onore. Se riuscissimo a capire questa ‘logica’ eviteremmo tante volte di ‘mormorare’, di fare spiacevoli confronti e soprattutto di lamentarci.
Non possiamo pretendere di poter misurare l’agire di Dio con i nostri criteri spesso assai gretti e non di rado viziati dall’invidia o dalla gelosia. Un cuore puro vede la grazia di Dio e gioisce. Un cuore invidioso, invece, vede il bene e si rattrista.
Chi vede la grazia di Dio all’opera e ne gioisce è segno che ha fatto propria la logica secondo la quale davvero tutto è grazia. Chi, invece, non riesce a gioire dell’assoluta gratuità con cui agisce Dio è segno che la grettezza del suo animo non gli consente ancora di benedire il Signore perché ha concesso ad altri la stessa grazia a lui donata.
Sorprende che al momento del pagamento a venire retribuiti per primi sono gli ultimi assunti. Non ci troviamo di fronte ad una sorta di capriccio del Padrone, ma piuttosto ad una scelta dal forte scopo didattico.
Al Padrone, infatti, gli sta a cuore che si sappia quanto sia grande la sua bontà. Avrà sicuramente messo in conto le rimostranze di chi non avrebbe accettato questo suo modo di fare. Ma non importa; il padrone preferisce che quelli che erano stati ingaggiati alla prima ora si lamentino piuttosto che non si sappia che lui è straordinariamente esuberante nella sua generosità. Se non voleva far conoscere il suo ‘stile’ bastava pagare gli operai in ordine d’ingaggio e i primi non si sarebbero neppure accorti che quelli dell’ultima ora avrebbero ricevuto la loro stessa paga. Quelli che mormoravano non pretendevano di più rispetto a quanto avevano concordato col padrone, sarebbero stati soltanto più contenti se gli altri, quelli dell’ultima ora, avessero ricevuto ‘di meno’ rispetto a loro.
Da questa pagina di vangelo siamo allora spronati a capire che non abbiamo alcun diritto di essere risentiti nei riguardi di Dio perché se Lui dà agli altri quanto a noi è perché Lui, nella sua sovrana libertà, nel darsi si dà sempre tutto a tutti. E il Padre celeste ce ne ha dato una prova inconfutabile in Gesù nel quale ci ha detto e dato praticamente tutto.
p. Enzo Smriglio