In coincidenza con la 3a Domenica del Tempo Ordinario – celebreremo per la seconda volta la “Domenica della Parola”, istituita da Papa Francesco con lo specifico obiettivo di “ravvivare la responsabilità che i credenti hanno nella conoscenza della Sacra Scrittura” e, in questo modo, aiutare a comprendere quanto sia importante nella vita quotidiana della Chiesa e di ogni comunità il costante riferimento alla Parola di Dio, che non è una Parola confinata in un libro, ma è piuttosto la stessa persona di Gesù da incontrare, accogliere e seguire.
Il brano evangelico di questa domenica tratto dall’evangelista Marco che ci accompagnerà durante questo anno liturgico, ci presenta Gesù che si reca in Galilea e mentre passa lungo il mare vede e chiama i suoi primi discepoli.
Della prima coppia di discepoli si dice che “gettavano le reti” della seconda coppia, invece, si dice che “riparavano le reti”. In entrambi i casi vediamo che Gesù raggiunge quelli che sceglie nell’ordinarietà delle loro occupazioni di ogni giorno. Per un pescatore “gettare le reti” significa iniziare a lavorare mentre “ripararle” è segno che si è già ritornati da una battuta di pesca. Quando si gettano le reti c’è la speranza di una buona pesca, quando invece il pescatore ripara le reti vuol dire che è rientrato a riva e può trovarsi nella condizione di chi si gode la soddisfazione per una buona pesca oppure sperimenta tutta l’amarezza per non aver preso nulla. In ogni caso Gesù si aspetta dalla persona a cui rivolge la chiamata un’adesione decisa, pronta, generosa. Infatti l’evangelista riferisce la modalità istantanea con la quale i primi due discepoli hanno aderito alla chiamata di Gesù: “subito lasciarono le reti”. Ma anche di Gesù, in riferimento alla seconda coppia di discepoli viene detto che “subito li chiamò”. Si potrebbe allora dire che come i discepoli non perdono tempo a rispondere così Gesù non perde tempo a chiamare. Insomma non c’è tempo da perdere. Quante volte ai nostri giorni si vive nella condizione tipica di chi rinvia costantemente una decisione definitiva nella vita. Illuminati da questa pagina evangelica chiediamo al Signore di favorire nelle nostre comunità la percezione della soavità della chiamata di Gesù. Il Signore, infatti, passa, posa il suo sguardo di predilezione e resta in trepidante attesa che la sua chiamata venga percepita e accolta senza inutili rinvii.
Un simpatico proverbio popolare recita “la strada del poi arriva alla città del mai”. È proprio vero; quando anziché rispondere “subito” si preferisce dire “poi vediamo” non ci si accorge che l’abituarsi a dire sempre “poi, poi” porta ad assumere, senza manco accorgersene, una forma di estrema indeterminatezza che fa sempre rinviare ad un momento successivo che in definitiva non arriva “mai”.
Facciamo in modo che possa risuonare nel nostro cuore la soave proposta di Gesù: “venite dietro a me…” e impegniamoci a fare di tutto perché l’immediatezza della nostra personale risposta possa esprimere la nostra immensa fiducia nella persona di Gesù che ancora oggi passa, vede e chiama. E con rinnovata fiducia chiediamogli di non farci mai mancare l’indispensabile aiuto della sua grazia così da potergli assicurare ogni giorno la nostra pronta, generosa e gioiosa risposta. Sarà questo il modo migliore per capire finalmente come la sua Parola ascoltata, meditata e pregata è capace di illuminare i nostri passi, riscaldare il nostro cuore e così orientare la nostra vita di ogni giorno.
p. Enzo Smriglio