La pagina evangelica di questa domenica, V del Tempo ordinario, si apre con quella che potremmo definire come esemplare circolarità tra il luogo di culto (la sinagoga) e l’abitazione (cioè la casa di Simone e del fratello Andrea).
Gesù, infatti, passa dalla Sinagoga alla casa conservando però un’attenzione speciale nei confronti di chiunque si trovi in una situazione di bisogno, dapprima la suocera di Pietro e poi tutti gli ammalati. È molto bello apprendere che a Gesù parlarono subito della suocera di Pietro che era a letto con la febbre.
Possiamo anche noi “parlare a Gesù” dei tanti ammalati nella preghiera.
Ed è altrettanto bello sapere che Gesù “si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano”. Quanta tenerezza è contenuta in questo sobrio gesto di Gesù che si avvicina a quell’anziana donna a letto con la febbre. Gesù si avvicina all’umana sofferenza; è inviato dal Padre proprio per questo, cioè far sperimentare agli uomini e alle donne di ogni tempo e di ogni luogo tutta là prossimità di Dio che tutto prende nelle sue mani, prendendosi cura di ognuno.
Ma è anche significativo essere informati dal Vangelo che la suocera di Pietro non appena fu presa per mano da Gesù “la febbre la lasciò ed ella li serviva”. È proprio così: se ci lasciamo toccare da Gesù, cioè se non rifiutiamo che lui ci possa prendere “per mano” anche noi possiamo fare la lieta esperienza di essere liberati da qualsiasi forma di febbre paralizzante e una volta che scopriamo con sorpresa di essere stati raggiunti dall’amore di Gesù non potremo fare a meno anche noi di assumere uno stile di vero e proprio riconoscente servizio verso tutti. Terminato il racconto della guarigione della suocera di Pietro troviamo la significativa annotazione dell’evangelista che al tramonto del sole “tutta la città era riunita davanti alla porta” della casa di Pietro.
Che a stare sulla soglia della casa di Pietro si trovi – secondo quanto dice l’evangelista – “tutta la città” ci fa capire che tutti abbiamo bisogno d’incontrare Gesù e ognuno intuisce che la Chiesa è il luogo concreto dove è possibile incontrarlo.
Ma sappiamo bene che Gesù non intende lasciarsi “rinchiudere” e “trattenere”.
Si potrebbe dire che è allergico agli spazi chiusi.
Per questo dice esplicitamente: “andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là”. Gesù non è in cerca del facile consenso né è desideroso di bagni di folla; lui vuole continuare a percorrere le nostre strade, raggiungerci laddove viviamo ogni giorno perché continui a risuonare ancora nei nostri concreti ambienti di vita la forza rinnovatrice del Vangelo.
Chiediamo al Signore che il Santo Vangelo sia la luce che illumina sempre i nostri passi e, incoraggiandoci a perseverare ogni giorno nel bene, ci preservi da ogni male.
p. Enzo Smriglio