Carissimi Confratelli, Fratelli e Sorelle ed Amici tutti.
1.Con grande gioia nel cuore e con gratitudine orante ci ritroviamo in questa Basilica Santuario, dove avvertiamo particolarmente la presenza di Maria, per rendere grazie a Dio del dono del sacerdozio alla mia persona e ai confratelli che quest’anno celebrano i 50 anni di ministero sacerdotale vissuti nel servizio alla nostra Chiesa: don Mario Caputo, don Michele Giordano, don Placido D’Omina, don Sebastiano Morsicato, don Bettino Mancuso, don Luigi Santoro, don Salvatore Di Piazza, don Guido Passalacqua, don Carmelo Scalisi. La gratitudine al Signore quando è condivisa nella fraternità si accresce e diventa testimonianza di gioia per i tanti doni elargiti alla Chiesa attraverso il ministero sacerdotale.
2.La Parola proclamata ci aiuta a vivere con intensità interiore questo momento di grazia e di gioia. Nella prima lettura Paolo si presenta alla Comunità di Colossi con tutta la fierezza di appartenere al Signore perché egli ha consegnato la sua vita a Lui. Le parole che abbiamo ascoltato sono precedute da una supplica che innalza per la comunità e per la quale chiede tre doni:
- La conoscenza della volontà di Dio;
- la sapienza
- l’intelligenza spirituale.
La conoscenza non come dato assodato, ma come ricerca di ciò che Dio chiede all’uomo e lo pone in condizione di agire secondo la Sua volontà.
La sapienza come luce che permettere di leggere gli eventi della vita personale e comunitaria con gli occhi di Dio. La grazia di percepire il suo amore dietro ogni fatto che accade nella vita, anche quelli che sembrano banali.
L’intelligenza spirituale è il dono dello Spirito che Paolo altrove chiama discernimento, la capacità di giudicare il bene secondo il criterio dell’amore. Essa permette di camminare in modo degno del Signore per portare frutto e crescere nella conoscenza di Dio, cioè la relazione con Lui.
3. Per questo motivo Paolo riconosce di essere chiamato a completare nella sua vita i patimenti di Cristo e in tal modo testimonia che chi segue Cristo lo segue anche nelle tribolazioni che vissute con amore preparano grandi grazie. Egli come ministro è continuatore della Sua opera nella storia per realizzare la missione di salvezza di Dio e per portare a compimento la Parola che chiama “mistero nascosto” nei secoli ed ora manifestato in Gesù Cristo. Paolo quindi si definisce:
- servitore del Vangelo;
- incaricato da Dio;
- per la missione della Chiesa.
4. Carissimi Confratelli in queste espressioni troviamo l’essenza della nostra vocazione al sacerdozio e del nostro ministero: siamo servi del Vangelo e chi serve il Vangelo sa che deve comportarsi come Cristo si è comportato. La chiamata viene da Dio; Lui ci ha scelti per essere inviati proclamare con la vita il Vangelo a tutti gli uomini e per rivelare il suo mistero di amore; un servizio vissuto nella Chiesa e per la missione della Chiesa. Il mistero è Gesù Cristo. Non si tratta solo di svolgere una proclamazione pubblica, ma esso si concretizza nel lavoro quotidiano che si vive con fede, con le relazioni umane, con l’apertura del cuore alla grazia senza infingimenti, nella verità della vocazione ricevuta.
Nel brano del Vangelo Gesù guarisce nel giorno di sabato un uomo dalla mano inaridita e viene contestato dai farisei perché non osserva la legge. Il suo gesto non è un’eccezione alla regola, ma cambia la visione teologica e umana della regola per questo egli sfida i suoi contestatori per aiutarli a superare il legalismo freddo e aprirsi all’amore che guarisce ogni male. Gesù pone una domanda: «è lecito fare del bene o fare del male, perdere una vita o salvarla?» I farisei sfuggono alla risposta e non si lasciano interrogare.
Il servizio del Vangelo ci chiede di guarire le ferite dei fratelli e delle sorelle che incontriamo nel nostro cammino condividendo la loro umanità segnata dal dolore. Solo trasformando il Vangelo in gesti concreti di amore e di umanità riusciamo a manifestare il mistero nascosto che si è rivelato con la umanità di Cristo e saremo veramente ministri del Signore. Quante volte restiamo ingabbiati dalle regole rigide che con aiutano noi ad essere portatori di consolazione e di speranza e impediscono ai fratelli e alle sorelle che incontriamo di aprire il cuore a Cristo perché la loro umanità fiorisca con l’aiuto della grazia.
Carissimi Confratelli lasciamoci interrogare da Gesù e rispondiamo con generosità di cuore alla sua chiamata per essere servitori del Vangelo e testimoni della sua presenza nel mondo.
5. Ringrazio tutti voi che oggi avete voluto ringraziare con me il Signore per i 30 anni di ministero sacerdotale nella Chiesa. Pregate per me perché io possa sempre confidare nella misericordia di Dio, sperimentare il Suo amore ed essere nella nostra Chiesa servitore del Vangelo per speranza dei fratelli e delle sorelle. Grazie a voi per il servizio alla nostra Chiesa e vi chiedo di essere sempre pronti ad ascoltare, comprendere ed amare perché il mondo vede a creda. Accompagniamo con la preghiera i confratelli che celebrano il giubileo sacerdotale e auguriamo tutto il bene che il loro cuore di sacerdoti desidera.
La Madre che legge i cuori dei figli accompagni tutti noi nel cammino della vita e ci indichi la strada che conduce all’incontro con Cristo Suo Figlio per crescere uniti nell’amore. Amen.