Si è svolto il 3 e il 4 giugno a Roma il primo convegno nazionale del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei “Noi non loro. La disabilità nella Chiesa” organizzato da suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per le persone con disabilità.
Il convegno è stato preceduto da un seminario precongressuale sulle “forme dell’abitare” ed, alla presenza di mons. Stefano Russo, segretario generale Cei e del Ministro Erika Stefani, è stato aperto un confronto tra istituzioni, diocesi, associazioni, movimenti e congregazioni.
Tra i relatori intervenuti al Convegno per affrontare il tema dell’appartenenza e di un cammino sinodale che renda parte attiva la persona con disabilità erano presenti Roberto Franchini, docente di Pedagogia all’Università Cattolica Sacro Cuore; John Swinton, professor in Practical Theology and Pastoral care at the University of Aberdeen in Scotland; Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, consultore della Segreteria del Sinodo dei Vescovi; il gesuita Justin Glyn, Lecturer in Canon Law and General Counsel of the Astralian Province of the Society of Jesus, Successivamente, nell’ambito delle sessioni dedicate alle buone prassi sono stati presentati contributi afferenti a tre aree: operatori pastorali; strutture diurne e residenziali; associazioni di persone con disabilità e di famiglie;
Nell’ambito del workshop dedicato alle associazioni la dott.ssa Anna Zampino e Piergiorgio Zampino hanno presentato i percorsi di valorizzazione dei talenti e di sostegno al lavoro realizzati nell’ambito del progetto di inclusione socio-lavorativa Carismi promosso dall’Anffas di Patti e dalla Fondazione Villaggio della Speranza nella Diocesi di Patti e che si configura come un’importante esperienza di buone pratiche a supporto del progetto di vita delle persone con disabilità.
Al convegno erano presenti il referente diocesano della pastorale delle persone con disabilità dott. Antonino Zampino e la prof.ssa Giuseppina Bertino.
Nei due giorni di lavori si è sottolineato che ciascuno di noi vive in luoghi diversi che ognuno dovrebbe poter riconoscere come “casa” ed è necessario dare risposte personalizzate al bisogno di ogni persona affinché ognuno sia felice. Appare fondamentale mettere al centro la persona mettendola nelle condizioni di esprimere la propria originalità e ciò è possibile superando le discriminazioni legate alle categorizzazioni ed ai pregiudizi e ponendo attenzione al Progetto di Vita che può essere realizzato attraverso la collaborazione sinergica tra famiglia, associazioni, parrocchia, servizi socio-sanitari.
Il nostro contesto di vita, la “casa” dovrebbe divenire il luogo dove noi costruiamo relazioni, viviamo gli affetti, coltiviamo le diversità e l’unicità di ciascuno. Per realizzare questa realtà è importante costruire reti in cui ciascuno metta a disposizione le proprie competenze, con dedizione ed in ascolto della persona con disabilità.
Le conclusioni del Convegno sono state delineate da Hans Reinders, docente di antropologia ed etica, e da suor Veronica Donatello che ha evidenziato come la sfida sia riconoscersi NOI, appartenenti alla stessa comunità.