E’ stata davvero una bellissima esperienza di Chiesa che…cammina insieme quella vissuta alla “Città del Mare” di Terrasini, che ha ospitato l’Assemblea Sinodale delle Chiese di Sicilia, chiamate a “rivedere” il cammino percorso e a proiettarsi verso la seconda fase, quella sapienziale. Vescovi, sacerdoti, consacrati e consacrate, delegati delle diocesi siciliane si sono sentiti davvero “una cosa sola” ed hanno avuto modo di confrontarsi, sempre all’insegna della condivisione e dell’ascolto. D’altronde, lo stesso titolo dell’assemblea – “Continuiamo a camminare insieme” – esprimeva con efficacia il senso della sinodalità, intesa e vissuta come dinamica comunitaria, costitutiva della realtà ecclesiale. “Una Chiesa – come ha sottolineato nel proprio intervento il professore Massimo Naro, docente della Facoltà Teologica di Sicilia – che vive dimorando responsabilmente nel mondo, ma pure attraversando la storia e, pertanto, animando il mondo con l’alito evangelico che in essa è stato insufflato a partire dalla prima Pentecoste”. Tutto questo nel quadro del “cambio d’epoca”, come lo chiama Papa Francesco che “induce sulla storia – ha aggiunto Naro – inducendola a una svolta che non prevede ritorni indietro; ci potrà essere ancora qualche rigurgito del passato nel presente, ma non un ritorno dal presente al passato”. Da qui l’importanza del discernimento, ossia l’attraversamento paziente e sapiente della crisi, a cominciare dal linguaggio da parlare “considerato che – ha evidenziato Naro – il linguaggio dei social genera una sorta di babele comunicativa. Il discernimento sinodale dovrà fare i conti con questo fenomeno, a cui per parte nostra dovremmo offrire l’alternativa della glossolalia apostolica, cioè un linguaggio spiritualmente sostenuto, capace di stimolare in tutti gli uditori, nessuno escluso, l’impulso a maturare consapevolezza piuttosto che a dichiarare convinzioni”.
Naro ha, quindi, posto l’accento su “tre questioni aperte”: la prima è la questione educativo-formativa: “Educare significa aiutare a diventare ciò che si deve essere e formare vuol dire mettere di fronte a un ideale alto. Si dialoga anzitutto ascoltando ed ascoltandosi”. Poi c’è la auestione sacramentale: “La celebrazione dei sacramenti non si può ridurre alla samplice sacramentalizzazione. I sacramenti sono azioni comunitarie con valenza relazionale perché portano all’incontro con Cristo”.
Infine, la questione socio-politica: “La Chiesa deve contribuire al rinnovamento della società, partendo dal di dentro della storia, non ideologicamente. Compatire non è una parola emozionale ma presa di posizione sociale. La politica non è tutto, ma tutto è politica, per cui è indispensabile il discernimento per offrire qualche buon suggerimento a chi amministra. Il bene comune non è una multiproprietà, è il bene di tutti, che è riconosciuto quando sono valorizzati i carismi di ciascuno”.
Sulle Linee Guida della Cei sul cammino sinodale si è soffermato il professore Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica,che ha rimarcato “la dimensione organica del cammino sinodale che crea la dinamica interna, in un dialogo continuo con i pastori che è la base di una vera corresponsabilità”. “Il Sinodo – ha evidenziato – non è un evento, ma una vicenda ecclesiale, anche se, spesso, c’è una sorta di mondana rassegnazione allo status quo, un’indifferenza che preoccupa più delle critiche. Emerge la necessità di partecipazione per il vero bene dei fratelli, nella quotidianità della storia”. Soffermandosi sulla fase sapienziale, Notarstefano ha affermato che “dovrà portare a riconoscere il tempo presente come tempo opportuno, perché pur nelle contraddizioni emergono la bellezza e la speranza, evitando la posizione comoda di conformazione e di adattamento al mondo e la difesa con muri e fossati dalle complessità. Così si impara ad abitare la città che è la città di tutti, in cui condivisione e gratuità possono non essere astratti precetti”. “Il lavorare insieme – ha aggiunto- deve avere una curvatura sull’essenziale, con un recupero della povertà di spirito per ricevere questo tempo come l’avvenimento delle cose nuove che oggi il Signore sta compiendo, in cui le persone desiderano una Chiesa più fedele al Vangelo e più vicina”. Notarstefano ha indicato anche lo stile: “La cura, che porta all’ascolto profondo della vita delle persone, che è il nostro esserci, il nostro stare al mondo con gli altri, e le alleanze, frequentando i crocevia e costruendo spazi più ampi di dialogo e condivisione, imparando a volerci più bene, evitando l’omologazione delle parole e delle prospettive”. “Con il contesto civile – ha rimarcato Notarstefano – sono necessarie tre alleanze: educativa, per il bene comune, per il futuro. Ciò comporta la rigenerazione della democrazia e la costruzione spirituale della corresponsabilità”.
Ha, infine, esortato “a non fare del Sinodo un evento astratto e di autoreferenzialità; non abbiamo bisogno solo di vivere insieme, ma di sentire questo popolo che cammina pure quando siamo soli”.
Adesso a tutti il compito di incarnare quanto è stato oggetto di piena condivisione e di comune progettualità, facendo proprio l’invito finale – riecheggiando il tema dell’assemblea – del nostro vescovo Guglielmo, segretario della Cesi: “Continuiamo a camminare insieme”.
Nicola Arrigo