I direttori degli Uffici Cultura e Comunicazioni Sociali delle diocesi di Sicilia si sono ritrovati a Mistreta, ospiti della diocesi di Patti, per vivere un momento formativo e di comunione. “Un’occasione importante – ha sottolineato nel suo saluto il Vescovo della Chiesa pattese, monsignor Guglielmo Giombanco – perché bisogna prima di tutto comunicare tra noi per poter poi comunicare agli altri, in un clima di condivisione e di cammino comune”, spunto ripreso anche da Don Arturo Grasso, direttore dell’Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali della Cesi, il quale ha fatto risaltare che “se fossimo uno, saremmo l’agenzia di stampa più forte d’Italia”. A portare il saluto della comunità amastratina sono stati il sindaco, Sebastiano Sanzarello, e il parroco della Chiesa Madre, don Michele Giordano, quello della Cesi monsignor Francesco Lomanto, Arcivescovo di Siracusa, delegato Cultura e Comunicazioni Sociali. Quest’ultimo ha rimarcato “l’importanza di simili incontri sotto il profilo formativo e organizzativo, per comunicare la gioia del Vangelo. Non agiamo per apparenza e non intendiamo fare concorrenza ad alcuno; vogliamo essere noi stessi e per questo è fondamentale fare rete per essere più forti e per un lavoro facilitato e qualificato”.
Al saluto di monsignor Giombanco si è aggiunto anche quello di Nicola Arrigo, direttore dell’Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali della diocesi pattese, il quale ha evidenziato quanto sia fondamentale “puntare sulla comunicazione, in una realtà dove prevalgono spesso l’individualismo e il ripiegarsi su stessi, avendo la gioia e il coraggio di far…passare, insieme, la bellezza del Vangelo”.
Molto interessanti gli interventi, a cominciare da quello di Marilisa Della Monica, della diocesi di Agrigento, delegato Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Sicilia: “I cattolici – ha esordito – hanno avuto sempre la necessità di comunicare e la nostra attività è necessaria perchè siamo radicati in un territorio, raccontiamo notizie che per i grandi media non fanno notizia, dando voce a chi non ha voce, abbiamo la libertà di poter chiamare le cose con il loro nome, di far emergere la verità”. “Spesso, purtroppo, – ha proseguito – c’è carenza di preparazione, c’è una comunicazione fai da te; invece, bisogna sapere ben comunicare, anche se siamo in un momento di recessione e di difficoltà, a causa soprattutto della concorrenza del web, per cui è necessario essere adeguatamente supportati, in quanto aumentano i costi ma ci sono sempre meno introiti”. ”Dobbiamo far conoscere – ha concluso – le cose belle della nostra Chiesa. Abbiamo una grande storia che dobbiamo riprendere e fare nostra”.
Un tema di pressante attualità è stato sviscerato, con dovizia di particolari, da don Davide Imeneo, direttore de “L’Avvenire di Calabria”, che si è soffermato su “Opportunità e sfide dell’intelligenza artificiale”. La sua riflessione è partita da una domanda che ai nostri giorni tanti si pongono: “Che ne sarà di noi ?” “Infatti – ha evidenziato – c’è l’idea che l’intelligenza artificiale possa svolgere in autonomia il lavoro giornalistico; c’è un’idea catastrofista, per cui essa dirigerà le armi nucleari e sarà la fine”. “L’intelligenza artificiale – ha precisato don Davide, facendo riferimento a varie sue esperienze anche con i ragazzi, – non è qualcosa da cui difendersi; è necessario accompagnare ad un uso adeguato, in un periodo di permacrisi, cioè di condizione di crisi permanente”. “Non è vero – ha aggiunto – che l’intelligenza artificiale sostituirà il giornalista, ma il giornalista deve conoscerla e studiarne tutte le opportunità”. Ha, quindi, sottolineato l’importanza del metodo: “Quando hai un metodo non perdi anche quando perdi, perché te lo ritrovi pure per altre finalità, ti darà sempre dei benefici”. Ha concluso esortando a “non soffocare la creatività per diventare schiavi di modelli”.
Alessia Caricato, dell’associazione “Corallo”, ha fatto risaltare “la forza dell’essere insieme per abitare bene il territorio ed essere incisivi, non per il successo o per scimmiottare le grandi emittenti”. “Se la Chiesa ha qualcosa da dire – ha aggiunto – dobbiamo sfruttare i mezzi che abbiamo e provare a intercettare non solo i fondi statali ma anche quelli europei”. “Dobbiamo recuperare – ha concluso – la nostra identità, fare formazione, puntare sulla professionalità, creare relazioni, perché le potenzialità e le idee sono tante”.
L’incontro si è concluso con la visita degli studi di Tele Mistretta che, come più volte ribadito, “vuole essere lo strumento di tutti e non solo della diocesi di Patti”.