“La Casa Carlo Acutis sia di esempio per tutte le case”

PATTI. “Sia una casa dove i giovani e le famiglie possano porsi delle domande, dove con l’aiuto di esperti possano gettare le basi perché i sogni che custodiscono nel cuore possano realizzarsi e possano guardare al futuro con fiducia, non con paura”. E’ quanto il vescovo della diocesi di Patti, monsignor Guglielmo Giombanco, ha augurato alla Casa “Carlo Acutis”, ufficialmente inaugurata nei locali del Centro di Solidarietà “Massimiliano Kolbe”, nell’ex convento dei frati cappuccini a Patti. la Casa intende essere un punto di riferimento per i giovani e per le famiglie e, come sottolineato ancora dal vescovo, “dovrà essere il prolungamento della paternità della Chiesa che si prende cura, perché il vero padre è colui che trasmette esperienze belle che ha già fatto, rispettando i tempi e la libertà della persona”. I lavori di ristrutturazione – grazie al contributo del vescovo con i fondi dell’8 per mille e della Fraternità di Comunione e Liberazione –  sono stati coordinati dall’ingegnere Francesco Barbitta (che ha donato anche parte degli arredi, mentre altri sono “arrivati” dalla generosità delle dirigenti dei due istituti superiori cittadini, Francesca Buta dell’IIS “Borghese Faranda”, e Marinella Lollo del Liceo “Vittorio Emanuele III”); sono state realizzate una sala per gli incontri, dedicata a don Luigi Giusanni,  una dedicata ad una giovane pattese di grande fede, Maria Chiara Messina, morto a causa di un tumore nel 2017, ed una a Beppe Lenzo, anche lui scomparso prematuramente, due anni fa, per un male incurabile, anche lui capace id affrontare alla luce della fede la malattia. Alcune attività sono state già avviate: il doposcuola per ragazzi delle elementari e delle medie, tenuto da volontari, “che – ha rimarcato don Lirio Di Marco – costituiscono l’ossatura principale del Centro di Solidarietà”; porto franco, cioè l’aiuto allo studio per studenti delle Superiori (Italiano ,Matematica, Latino, Greco), grazie ad alcuni insegnanti in pensione o che al momento non lavorano; incontri di educazione alla fede per ragazzi della scola media (Cavalieri) e delle Superiori (Gioventù Studentesca). Altre attività sono in cantiere: incontri con le famiglie sulla genitorialità (il primo si terrà il 21 ottobre alle 18,30), il gruppo di lettura, che “partirà” il 30 settembre: a chi lo vorrà, sarà presentato un libro che poi ciascuno leggerà e dopo un mese ci si ritroverà per discuterne insieme. 

“Abbiamo voluto chiamarla Casa – ha evidenziato don Lirio Di Marco – perché la casa è il luogo dove uno vive, sta bene, si sente accolto. Vorremmo che questo luogo fosse proprio questo: una casa che accoglie. Abbiamo voluto intitolarla a Carlo Acutis perché è stato un giovane innamorato di Gesù Cristo e la casa è stata pensata principalmente per i giovani, oltre che per le famiglie, in un’epoca di grande emergenza educativa”.

Nel corridoio spiccano due dipinti; uno, realizzato da due artisti siciliani, raffigura l’Icaro di Matisse, che lo rappresenta in volo, con un cuore rosso palpitante, il cuore dei giovani che hanno desiderio di infinito; l’altro, opera dell’ebreo Arel Luz rappresenta “Sul villaggio” di Marc Chagall, con due giovani – fidanzati o sposi – che volano alto sul villaggio.

“Questa Casa – ha esortato il Vescovo – sia di esempio per tutte le altre case, in un mondo che si sta disumanizzando perché si stanno spegnendo l’amore, la solidarietà, il sostegno reciproco, tutti valori che propongono la persona nella sua dignità. I giovani percepiscono di essere ingannati da bugie che da un lato promettono tutto e poi tolgono tutto e generano un animo triste e svuotato. Noi ci troviamo con una generazione di ragazzi orfani di genitori vivi; la famiglie non è più un punto di riferimento. Importante, allora, che la Casa sia luogo dove i giovani, ponendosi le domande, possano intraprendere nuove prospettive, perché le domande aprono al futuro”.

Nicola Arrigo