Nella Basilica Santuario di Tindari, il vescovo monsignor Guglielmo Giombanco ha presieduto la solenne Messa Crismale, presenti i presbiteri della diocesi di Patti e fedeli provenienti dalle varie comunità parrocchiali, con buona presenza di cresimandi. La Messa Crismale è considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del Vescovo e un segno della stretta unione dei sacerdoti (che durante tale celebrazione hanno rinnovato le “promesse”) con lui. Come sempre, il Vescovo ha benedetto gli oli (crisma, catecumeni, infermi) che serviranno per amministrar i sacramenti. Anche quest’anno, una parte dell’olio è stata donata dalla Polizia di Stato insieme all’associazione Quarto Savona, olio ricavato dagli ulivi che crescono nel giardino sorto nel luogo della strage di Capaci. Nella sua omelia, monsignor Giombanco , rivolgendosi ai sacerdoti, ha sottolineato: “Cari confratelli, siamo chiamati ad essere uomini guidati dallo Spirito, testimoni fedeli nel mondo, annunciatori e servi della Parola”. “Siamo stati consacrati – ha aggiunto – per essere inviati sulle strade del mondo a fasciare le ferite, a consolare gli afflitti, a portare la gioia, a dare la veste di lode anziché di lutto. La nostra missione, in un tempo segnato da forti contraddizioni e privo di speranza a causa dei tanti focolai di morte, è riaccendere nel cuore degli uomini e delle donne la fiducia e la speranza. Mai dobbiamo essere motivo di tristezza, di sofferenza, di distanza; dobbiamo invece rendere vicina la presenza di Cristo che sempre apre nuovi cammini di vita nei deserti esistenziali. Il nostro compito di sacerdoti non è principalmente quello di rivelare il volto del Signore. Dobbiamo essere noi quel volto e riconoscerlo in coloro ai quali ci rivolgiamo. Ogni essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, ci offre uno scorcio di quel volto che desideriamo incontrare e donare”. “L’essere sacerdoti – ha proseguito – non è qualcosa che dobbiamo costruire accanto alla nostra vita, come fosse un nostro possesso, è la nostra stessa vita: non c’è compito più grande che essere testimoni dell’amore del Signore. “Noi – ha specificato ancora – non siamo dei messaggeri di una storia vecchia o annunciatori di parole di vaga consolazione, come ci vogliono far credere. Non siamo i fuggitivi dalla storia, ma siamo ben radicati nel mondo nella misura in cui restiamo ancorati in Dio. La Chiesa non nasce dal nostro fare, ma dal nostro contemplare Cristo, risposta all’uomo moderno, confuso e smarrito, ma tanto più bisognoso non delle nostre parole, ma dalla Parola di verità e di vita che orienta negli smarrimenti esistenza”.
“Alla Vergine Maria, madre di Gesù e dei sacerdoti, presente al Cenacolo nell’ora natalizia della Chiesa – ha concluso monsignor Giombanco -, affidiamo il nostro cammino ecclesiale. Ci aiuti a non dimenticare mai che lo Spirito del Signore ci ha mandato per annunciare ai popoli il lieto messaggio, docili allo Spirito di Cristo e sempre ministri fedeli del suo Vangelo”.
Alla fine della messa, il Vicario Generale della diocesi di Patti, don Basilio Rinaudo ha espresso l’augurio “di non cadere mai fuori della comunione con Cristo stesso e con il suo corpo”. “Gesù Buon Pastore – ha detto rivolto al Vescovo – la custodisca nelle sue mani, affinchè con zelo gioioso serva la sua verità e il suo amore nella Chiesa di Patti”.
All’offertorio sono state consegnate al vescovo le buste con le offerte delle comunità parrocchiali nell’ambito della Quaresima di carità 2024 che, secondo il progetto “Andate nelle periferie”, a cui la diocesi di Patti ha aderito, serviranno per la realizzazione di una struttura per bambini nella diocesi di Simdega, in India.
ecco l’omelia del Vescovo