Nella quarta domenica di quaresima la Liturgia ci fa dono della splendida parabola tradizionalmente chiamata del “figlio prodigo”.
In effetti però questo titolo non rende – per così dire – ‘giustizia’ alla bella parabola nella quale se c’è uno ‘prodigo’ questi è sicuramente il padre dei due figli: prodigo di misericordia verso il più piccolo quando ritorna a casa, ma anche prodigo di comprensione verso il figlio maggiore che, pur rimanendo a casa, in realtà dimostra di non essere affatto di casa col cuore del padre.
Una cosa è certa: poter meditare su questa parabola è sempre un’esperienza particolarmente suggestiva perché in questa famosa pagina di Vangelo troviamo la massima rivelazione dell’infinito amore di Dio Padre che è sempre in attesa del ritorno di ogni figlio, pronto a corrergli incontro, abbracciarlo, baciarlo e riabilitarlo in quella dignità di figlio dolorosamente persa con il suo allontanarsi dalla casa paterna.
“Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro…”. È segno che quel padre, dal momento della fuga del figlio minore, era rimasto sempre in attesa del suo ritorno, l’avrà costantemente desiderato e sognato. E non appena lo scorge da lontano “commosso gli corse incontro”. La commozione del padre tocca il cuore di ognuno di noi.
È una commozione così intensa che commuove chiunque la consideri e la mediti come noi in questo momento. Il padre si precipita verso il figlio, non si chiude in casa risentito e col cuore avvelenato dal dispiacere. Al contrario andò verso il figlio, lo raggiunse in fretta, “gli si gettò al collo e lo baciò”. Verrebbe da dire che è davvero esagerato. Non riesce a controllare l’intensa e profonda commozione, una sorta di vera e propria fitta al cuore. Non riesce a fare diversamente. Affronta senza alcuna paura qualsiasi espressione di umana prudenza. Il padre che corre incontro al figlio supera ogni probabile benevola reazione. Se qualcuno mi chiedesse quale è stata la più grande fortuna del figlio scapestrato una volta che si decide finalmente di ritornare a casa senza esitazione risponderei così: la fortuna del figlio minore è stata di non aver incontrato sulla via di ritorno il fratello più grande. Sono sicuro che l’avrebbe scoraggiato, forse addirittura dissuaso dal ritornare a casa prospettandogli magari una rancorosa rabbia da parte del padre. Fortunatamente per il figlio minore le cose non sono andate così ed ha potuto raggiungere la casa del padre e poter fare finalmente l’esperienza di un abbraccio non sperato e assolutamente non meritato.
Cerchiamo di non dimentichare mai che questa stessa esperienza può essere anche la nostra tutte le volte che facciamo una buona confessione.
p. Enzo Smriglio