Il Vangelo della 23a Domenica del Tempo Ordinario (8 settembre 2019)

Gesù

Gesù prosegue il suo viaggio verso Gerusalemme ed è seguito da una “folla numerosa”. Così leggiamo nel Vangelo.
È interessante l’osservazione che troviamo riportata da San Luca: “Egli si voltò e disse loro…”.
Gesù si volta indietro, avrà sicuramente guardato negli occhi quanti lo stavano seguendo e sente l’esigenza di ribadire le condizioni che si richiedono a chi intende seguirlo.
Dalle parole di Gesù si capisce bene che si tratta di condizioni molto esigenti. Infatti, dice: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo…”.
L’esperienza della sequela di Gesù è sicuramente un’esperienza assai impegnativa, richiede la ferma decisione di non voler “anteporre nulla all’amore di Cristo” come ben sintetizza San Benedetto Abate nella sua Regola. Gesù prima di tutto e al di sopra di tutto!
Ecco in estrema sintesi l’esigente insegnamento che ci viene consegnato dal brano evangelico di domenica prossima. Di fronte ad una richiesta esigente e impegnativa come quella di Gesù che arriva a dire: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami … perfino la propria vita, non può essere mio discepolo…” ci si potrebbe anche scoraggiare, ritenendola addirittura una richiesta esagerata.
In effetti essere discepoli del Cristo significa avere scelto e deciso di seguirlo, significa avere scelto Gesù come unico punto di riferimento “della” e “nella” nostra vita.
Comprendiamo bene come una scelta simile presuppone una capacità di docilità e obbedienza straordinarie. Docilità e obbedienza a Gesù che occorre verificare continuamente, dimostrando in questo modo che la nostra intenzione di seguirlo dev’essere necessariamente alimentata dalla grazia di Dio senza la quale non saremmo mai e poi mai capaci di poter amare il Signore prima di tutto e al di sopra di ogni cosa.
Dobbiamo convincerci che possiamo seguire Gesù solo se lo amiamo e solo per il fatto che abbiamo fondato su di lui, e solo su di lui, il nostro progetto di vita. La proposta estremamente impegnativa di Gesù, fatta alla “folla numerosa” che lo seguiva, ci viene a consegnare un insegnamento che faremmo bene tutti quanti a non mettere mai in ombra e cioè che Gesù da ogni suoi discepolo “non vuole tanto, vuole tutto”.
E con il suo modo di parlare Gesù ci fa capire anche un’altra cosa molto importante: Lui non si esalta per il numero, non è in cerca dell’applauso delle folle, esige piuttosto la totalità del cuore.
È ovvio che il messaggio di Gesù così inteso mette in crisi il comune modo di pensare, ma se come cristiani accogliamo l’esigente messaggio di Gesù potremo sperimentare gli effetti della libertà da ogni eventuale espressione di mediocrità, rischio sempre incombente nella vita di ciascuno.

p. Enzo Smriglio