Il Vangelo della 25a Domenica del Tempo Ordinario (22 settembre 2019)

L’espressione con cui si chiude il brano di Vangelo di domenica prossima ci consegna un monito che faremmo bene a tenere tutti presente nella nostra vita, ogni giorno: Nessuno può servire due padroni. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Si tratta sicuramente di un’affermazione capace di regolare il nostro rapporto con il denaro e ogni altro bene materiale. Solo quando i beni di questo mondo sono per noi dei mezzi allora possiamo disporne per crescere nell’amore e nella amicizia con tutti.

Una perla di saggezza popolare ritiene che i soldi siano ottimi servitori ma pessimi padroni.

È proprio vero!

Il denaro, infatti di per sé non è cattivo, ma quando da utile mezzo lo si comincia a considerare come se fosse lo scopo ultimo della vita si trasforma in un idolo e, come si sa, gli idoli finiscono sempre con l’impadronirsi del cuore umano.

Così si comincia a pensare al denaro, giorno e notte e si finisce solo per accumulare sempre di più, senza accorgersi che in questo modo si rimane imprigionati, separati dagli altri fino al punto che ogni relazione viene sacrificata sull’altare dell’egoistico possesso.

Papa Francesco un giorno ha detto che ci sono tesori rischiosi, che seducono, ma che dobbiamo lasciare e ha aggiunto: “io non ho mai visto un camion da trasloco dietro un corteo funebre, mai”. Ma c’è anche un tesoro che nessuno può rapinare, che non è “quello che hai risparmiato per te”, ma “quello che hai dato agli altri”. Quello sì che lo porteremo con noi.

Come si vede il Vangelo ci mostra come sia davvero possibile liberarsi dalla schiavitù della ricchezza: bisogna essere capaci di farsi “amici” per mezzo di ciò che si ha, cioè attraverso uno stile di vita illuminato dalla logica della solidale condivisione.

Ciò che possediamo altro non è che un dono di Dio che dobbiamo accogliere con gratitudine e nello stesso tempo saper condividere con chi è più svantaggiato, sfortunato ed emarginato nella vita con esemplare gratuità.

Proviamo a fare nostra quest’audacia del Vangelo e non ci lasceremo intrappolare dal paradigma economico su cui si basa la società contemporanea il cui obiettivo sembra che sia una crescita infinita, sicchè più denaro è bene, meno denaro è male.

Un sano distacco dalle ricchezze di questo mondo ci consentirà di scoprire la bellezza della sobrietà e della solidarietà, non l’accumulo egoistico ma l’amicizia solidale e potremo così sperimentare quella vita buona, bella e beata che tutti desideriamo e che solo in Dio – nostra autentica ricchezza – potremo finalmente trovare in pienezza e per sempre.

I poveri, poi, che avremo saputo aiutare nel corso della vita saranno loro a venirci incontro un giorno ad aprirci le porte della casa del cielo. E sarà per tutti gioia senza fine!

p. Enzo Smriglio