Dieci lebbrosi, nove dei quali guariti, solo uno oltre che guarito anche salvato. Ecco in sintesi il contenuto del brano evangelico di domenica prossima. In dieci gridano ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Tutti e dieci in fondo ricevono ciò che chiedono, ma solo uno ritorna a ringraziare. Il testo riferisce: “vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo”. E l’evangelista puntualizza: “Era un Samaritano”. Sembra che Gesù lo faccia apposta. Quando vuole sottolineare un comportamento esemplare indica sempre qualcuno che è religiosamente separato e considerato alla stregua di uno scomunicato. Come nel caso della parabola del Buon Samaritano e adesso per il lebbroso desideroso di ringraziare il Signore. Mi ha sempre impressionato la domanda di Gesù che di fronte all’unico lebbroso che ritorna a ringraziarlo, con tono accorato, si chiede: “E gli altri nove dove sono?”. È una domanda che sinceramente m’inquieta come tante altre del Vangelo. Ma si tratta di una domanda che anziché bloccarmi a considerare l’ingratitudine dei nove che non sono tornati “indietro a rendere gloria a Dio” mi spinge piuttosto ad invocare dallo stesso Signore la capacità di non essere mai restio a ringraziare, a saperlo fare con la massima sincerità possibile, a farlo sempre con l’intima consapevolezza che nella vita tutto ci è donato, tutto è grazia. E appunto per questo non possiamo che trascorrere l’intera nostra esistenza in un costante atteggiamento di profonda gratitudine. Anche noi, come i lebbrosi del Vangelo, dobbiamo gridare a Gesù i nostri disagi, i nostri malesseri, ma nello stesso tempo non dobbiamo mai dimenticare di ringraziare il Signore che di tutti si prende cura. A legare insieme i dieci lebbrosi è stata la loro triste condizione che li rendeva reietti dal popolo. Insieme gridano il loro disagio e Gesù li ascolta e prontamente li esaudisce. Ma al momento del ringraziamento, quando si dovrebbe intuire che c’è qualcosa di più importante della stessa salute fisica, cioè la relazione con Gesù che diventa anche capacità di saper camminare verso Gerusalemme in compagnia del Maestro, allora proprio in quel momento sembra che le strade si dividano. I dieci lebbrosi si fidano di Gesù e sono guariti, ma uno solo è salvato – lo straniero – perché torna a ringraziare. Una chiara e concreta lezione riceviamo da questa pagina evangelica: imparare a ringraziare il Signore e a saperlo ringraziare sempre. Solo chi è capace di dire grazie dimostra che non si può vivere sempre arroccati alle proprie piccole o grandi pretese. E solo sapendo dire sempre grazie si può vivere davvero una vita finalmente sgombra da tutte le eventuali meschinità che potrebbero immiserire irrimediabilmente il nostro cuore.
p. Enzo Smriglio