Gesù racconta una parabola per spiegare ai suoi discepoli la necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai.
Pregare è necessario.
Fintantoché non ci convinceremo della necessità della preghiera e continueremo a ritenerla una tra le tante possibili esperienze che si possono fare qualche volta nella vita e non piuttosto un’indispensabile punto fermo del proprio vissuto cristiano, di fatto corriamo il rischio di non pregare e, dunque, d’illuderci di essere cristiani.
La preghiera, infatti, segna in profondità l’identità del cristiano.
Un cristiano che non avvertisse la necessità di pregare si troverebbe in una posizione così insensata come quella di chi avesse il barbaro coraggio di affermare l’inutilità del respirare.
E dunque, come per vivere non si può non respirare allo stesso modo si può dire che per continuare ad essere cristiani non si può non pregare.
Di più: non ci si deve mai stancare di pregare.
Può capitare qualche volta di avvertire la spiacevole sensazione di non essere per nulla ascoltati da Dio che in certi momenti sembra distratto o addirittura completamente sordo alle nostre richieste e alle nostre invocazioni. In questi momenti, sicuramente molto dolorosi, non ci dovrebbe mai sfuggire la promessa di Gesù che assicura ai discepoli che Dio farà “giustizia prontamente” a coloro che “gridano giorno e notte verso di lui”.
“Prontamente” qui non vuol dire «subito», ma «sicuramente».
La preghiera, dunque, non è un parlare a vuoto e non è neppure un inutile rivolgersi ad una entità astratta e distratta, ma ė piuttosto un filiale dialogo con Dio il cui amore ci precede sempre e ci accompagna in ogni circostanza, anche quando sembra che non ci ascolti e addirittura preferisca non volerci esaudire.
Per superare gli insidiosi rischi della stanchezza e a volte dello scoraggiamento vero e proprio nella nostra esperienza di preghiera faremmo bene a tenere sempre presente quanto affermava il Pastore protestante Bonhoeffer: «Dio esaudisce sempre: non le nostre richieste, le sue promesse».
L’esempio di grande perseveranza della povera vedova del Vangelo, che non si è arresa di fronte all’indifferenza del giudice iniquo e con insistenza ha continuato a dirgli “fammi giustizia contro il mio avversario”, c’incoraggi a saper perseverare pure noi ogni giorno nella preghiera ben sapendo – come insegna Sant’Agostino – che «il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand’è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio».
Chiediamo al Buon Gesù che il nostro desiderio di Lui in noi sia sempre tenuto vivo e caldo dalla preghiera, per noi indispensabile com’è indispensabile l’aria per i nostri polmoni.
p. Enzo Smriglio