Carissimi amici,
siamo a Natale, una festa sempre cara ed attesa, che riempie di gioia il nostro cuore per la venuta del Signore Gesù in mezzo a noi.
Mi piace riferirvi, in questo biglietto augurale, una frase del teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg nell’aprile del 1945:
«Non ci interessa un divino che non faccia fiorire l’umano. Un divino cui non corrisponda il rigoglio dell’umano non merita che ad esso ci dedichiamo».
A Natale Dio si fa uomo perché la vita degli uomini e delle donne esprima la fioritura di una umanità pienamente realizzata perché abitata dalla Sua presenza. Natale è la festa dell’incontro tra Dio e l’uomo nella tenerezza del Bambino Gesù che desidera essere riconosciuto, attraverso gesti di amore e di solidarietà, nei fratelli e nelle sorelle che incontriamo nel nostro cammino.
Nella notte di Natale ascolteremo nelle chiese queste parole: Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7). Il Figlio di Dio si fa uomo, ma gli uomini non lo accolgono e Lui deve essere posto in una mangiatoia. Maria e Giuseppe si presentano alla «locanda di Betlemme», ma per loro non c’è posto e vengono respinti; rimangono fuori e non possono entrare. Dovranno accontentarsi di una grotta, un alloggio di fortuna dove tutti possono entrare perché la grotta non ha porte, che ne impediscono l’ingresso.
A Natale la nostra umanità fiorisce quando, incontrando i nostri fratelli, ci lasciamo guidare dall’amore, superando paure, chiusure, resistenze, pregiudizi, freddezze, indifferenze; quando siamo capaci di donare amore ai fratelli che incontriamo sulle strade della nostra esistenza.
Cristo desidera nascere, più che nello sfolgorio delle luci e nelle melodie delle nenie natalizie che coinvolgono solo l’emotività, nel cuore dell’uomo per renderlo ancora di più capace di operare il bene e di esprimere solidarietà. Anche oggi potrà accadere che per Cristo «non c’è posto», perché si fa fatica a riconoscerlo nel volto dei poveri, degli stranieri in cerca di pane, accoglienza ed aiuto, dell’ammalato, dell’anziano solo ed abbandonato, del bambino bisognoso di protezione e di tenerezza, del giovane in difficoltà, delle famiglie provate da vari disagi. Se il nostro cuore non chiude le porte alla richiesta di aiuto e di amore, allora sarà veramente come la grotta di Betlemme, libero, aperto e disponibile ad accogliere il divino che farà fiorire l’umano che è in noi, rendendo bella e luminosa la nostra vita e quella dei nostri fratelli.
Auguri, amici. Auguri anche a voi che ci seguite da lontano. A tutti rivolgo le parole dell’angelo nella notte di Natale: «Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2, 11-12).
La gioia del Natale non è riservata ad alcuni, ma è per tutti. È la gioia «di tutto il popolo». Lasciamoci raggiungere da questa gioia, perché aumenti la sensibilità del nostro cuore. E la nostra umanità, illuminata dalla luce del divino, fiorisca in opere di amore generoso e di concreta solidarietà.
Buon Natale a tutti voi, amici!
+ Guglielmo, Vescovo