La liturgia della 2a domenica dopo la solennità del Natale del Signore ci fa riascoltare la stupenda pagina del prologo dell’evangelista Giovanni. Una pagina che non finiremo mai di contemplare e meditare per l’inesauribile ricchezza di insegnamenti in essa contenuti. Riascolteremo così la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana e della singolare preziosità di ogni uomo. Infatti, con l’incarnazione dell’unigenito Figlio di Dio che si è fatto “carne” nel seno della Beata Vergine Maria, il disegno misterioso di Dio sull’umanità si è pienamente e definitivamente svelato. San Giovanni ci dice che a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. La Parola che è all’inizio (al principio) di tutto, per mezzo della quale tutto è stato fatto e senza della quale nulla è stato fatto di ciò che esiste, ponendo la sua tenda in mezzo agli uomini ha fatto sì che la vita stessa di Dio fosse principio di vita per ogni uomo e ogni donna che l’accoglie. Per dirla con la forza sintetica di Sant’Agostino, “il Figlio di Dio si è fatto uomo, perché gli uomini si facciano figli di Dio”. E nelle nostre comunità in queste settimane chissà quante volte abbiamo cantato: “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”. Ecco la sublime verità che celebriamo nel Natale del Signore. Ecco il salto di qualità mai prima pensabile. Ecco ciò che accade a Natale. Gesù nasce perché anche io possa nascere. Perché possa nascere nuovo, diverso, “dall’alto”. Allora é chiaro come in Gesù cielo e terra si sono finalmente abbracciati. E come scrive p. Ermes Ronchi “nessuno potrà dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati e in quel neonato, a Betlemme, uomo e Dio sono una cosa sola”. Continuiamo a contemplare il mistero della incarnazione di Gesù e ci accorgeremo che non potremo fare a meno di adorare nello stesso tempo la sublime ‘condiscendenza’ di Dio che in Gesù non ha avuto paura di abbassarsi fino a farsi uomo per rialzarci alla sublime dignità di figli. Noi col peccato ci siamo allontanati da Lui e Lui, in Gesù ci ha raggiunti, abbracciati e redenti. Questa gioiosa contemplazione ci riempirà il cuore di quel santo stupore che faceva ripetere a Sant’Agostino “Poteva esserci misericordia verso di noi infelici maggiore di quella che indusse il Creatore del cielo a scendere dal cielo e il Creatore della terra a rivestirsi di un corpo mortale?”. Chiediamo al Signore di renderci capaci di una tale grata contemplazione e in questo modo comprenderemo finalmente come il Natale è davvero la festa della infinita Misericordia di Dio.
p. Enzo Smriglio