Nel brano di Vangelo della 2a domenica del Tempo Ordinario ciò che colpisce subito è l’edificante attenzione di Giovanni Battista che vede “Gesù venire verso di lui” e lo indica subito ai discepoli come “l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Nell’atteggiamento di Giovanni Battista che si accorge di Gesù che viene “verso di lui” troviamo – in un certo senso – indicata la missione di ogni comunità cristiana, chiamata in ogni tempo a saper intercettare i segni della continua venuta del Signore e a saperlo costantemente indicare agli uomini e alle donne di ogni epoca come “l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Quello che fa’ Giovanni Battista siamo chiamati a farlo anche noi come figli e figlie della Chiesa: intercettare Gesù che viene, riconoscerlo, accoglierlo e nello stesso tempo indicarlo come il Messia-Salvatore del mondo perché ne cancella il peccato.
La missione di Giovanni è originata dall’esperienza di un incontro. Proprio perché Giovanni ha visto venire Gesù verso di lui, può parlare di lui non certo per sentito dire, ma per esperienza diretta e coinvolgente. È quindi indispensabile incontrare Gesù, lasciarsi raggiungere da Lui che viene verso di noi per poterlo poi additare agli altri con una vita vissuta in costante riferimento a Lui.
Le parole di Giovanni Battista sono diventate per noi parole consuete, che sentiamo ripetere ad ogni sacerdote durante la Santa Messa; proprio per questo rischiano talvolta di non essere comprese nel loro significato più profondo.
Gesù è indicato come “l’agnello che toglie il peccato del mondo”.
E togliendo il peccato del mondo salva il mondo che è sotto il dominio del peccato.
Indicare Gesù come l’agnello innocente che toglie il peccato del mondo non è un semplice modo di dire, ma è l’affermazione di una verità davvero liberante, è Vangelo, cioè lieto annuncio che riempie il cuore di chi accoglie tale annuncio di una gioia incommensurabile, una gioia che siamo chiamati ad annunciare a tutti in forza del Battesimo.
Nessuno è escluso da tale annuncio, è una notizia lieta che è per tutti, che deve essere comunicata a tutti, che deve raggiungere tutti.
Sull’esempio della testimonianza del Battista ognuno di noi deve poter dire “io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio”.
Chi ha la fortuna d’incontrare Gesù nella sua vita non può che custodire nel suo cuore il vivo desiderio di condividere con tutti la gioia di questa fortunatissima esperienza.
Faremmo bene allora a ricordarci tutti quanti che l’apostolato (cioè la comunicazione con la propria vita dell’esperienza dell’incontro con Gesù che ha segnato tutta la nostra vita!) quando è vero non è mai un pesante ònere da assolvere, ma piuttosto un graditissimo onore da saper condividere con tutti e per tutta la vita!
p. Enzo Smriglio