Raggiunto il compimento della Pasqua con l’effusione dello Spirito Santo nella solennità della Pentecoste che abbiamo celebrato la settimana scorsa, adesso la Liturgia ci fa celebrare la festa della Santissima Trinità, che è contemporaneamente la fonte e l’approdo ultimo dell’intera storia della salvezza.
Tutto, infatti, trova origine nella Trinità Santissima così come tutto è proteso verso il flusso d’amore della Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Tutto procede dal Padre, per mezzo del Figlio, nell’unità dello Spirito Santo e tutto è definitivamente ricapitolato in Cristo, nella comunione dell’unico Spirito per divenire gloria vivente del Padre. Con la celebrazione liturgica della festa della Santissima Trinità è come se la Chiesa, nostra Madre e Maestra, ci invitasse a fare sintesi e riandare all’origine di tutto, a ciò che sta alla base dell’intera nostra esperienza di fede.
A volte però, parliamo della Santissima Trinità come se fosse un difficile teorema da spiegare o una astratta formula da dimostrare. Non riusciamo a capire, invece, che è piuttosto un ineffabile mistero d’amore da vivere, nel quale siamo stati inseriti, per pura grazia di Dio, nel giorno stesso in cui siamo stati battezzati.
La Trinità, infatti, non è prima di tutto un dogma da spiegare quanto piuttosto una esperienza da vivere. Noi non crediamo nel “motore immobile” di aristotelica memoria ma in Dio che è Comunione di persone (Padre, Figlio e Spirito Santo), e in Lui “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”.
Potremmo allora anche dire che la Santissima Trinità è il nostro vero DNA.
Infatti, essendo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, ben sapendo che Dio non è solitudine chiusa, ma comunione che fluisce ininterrottamente, ne consegue che solo nella comunione con gli altri e nella capacità di saper instaurare relazioni di comunione c’è la garanzia della nostra autentica realizzazione umana. Sant’Agostino insegna: «Se vedi l’amore, vedi la Trinità».
E quando riusciamo a vivere tra di noi relazioni impregnate di vero amore in quello stesso momento “mostriamo” (se così possiamo dire) con la nostra vita lo stile Trinitario delle relazioni.
In questo modo riusciremo a guarire da ogni forma di individualismo egoistico, potremo diffondere nell’ambiente in cui viviamo quello stile di attenzione reciproca, di premurosa delicatezza e vicendevole tenerezza che alla Trinità Santissima s’ispira e dalla Trinità Santa viene continuamente sostenuto e quotidianamente incoraggiato.
p. Enzo Smriglio