Con la celebrazione della messa in “Coena Domini” la Chiesa inizia il Triduo pasquale. Cioè fa memoria degli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, medita sulle parole e sui suoi gesti di amore.
1. La Parola proclamata, attraverso significati commemorativi ci aiuta a percepire, nell’intimo del cuore, cosa è avvenuto in quei giorni perché possiamo riviverlo insieme a Cristo anche oggi grazie al dono della fede.
All’inizio della Cena Gesù dice ai suoi discepoli: «ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Nel cuore di Cristo vi è un profondo desiderio di stare con i suoi discepoli in un momento particolare della sua vita. Questa sera desidera stare anche con noi, perché anche noi siamo suoi discepoli. E noi? Veramente desideriamo di stare con Lui, sostenerlo con il nostro amore mentre Egli si avvia a vivere la sua ora. Gesù desidera stare con noi perché con il dono della sua vita vuole legarsi per sempre a noi.
Un legame che Egli anticipa attraverso gesti significativi: siede a tavola per vivere un momento di intimità fraterna; spezza il pane e passa il calice con il vino per anticiparci che Egli sarà sempre per noi: il pane che dona la vita e nutre la nostra esistenza di fede; il sangue versato per amore per purificarci dai peccati e far rinascere la vita. Quel pane e quel vino sono medicina e sostegno delle nostre povere vite: curano le malattie, ci liberano dai peccati, ci sollevano dall’angoscia e dalla tristezza. Sono segni che fanno sorgere in noi sentimenti di bontà, di servizio, di amore, di affetto, di tenerezza, di profonda umanità e di perdono: appunto i sentimenti di Gesù.
Sentimenti che invitano a credere che Gesù non vuole restare lontano da noi, ma vuole entrare dentro di noi con umiltà e amore.
2. La scena della lavanda dei piedi che questa sera ci è stata annunciata continua a mostrare che cosa significa per Gesù essere pane spezzato e vino versato per noi e per tutti. A cena inoltrata Gesù si alza da tavola, depone le vesti, si cinge i fianchi, si abbassa davanti ai discepoli e lava loro i piedi. Fa così con ogni discepolo, anche con Giuda che sta per tradirlo. Pietro si scandalizza perché il Signore lava i piedi, non ha compreso che a Gesù non interessa quella dignità che il mondo desidera e cerca con affanno. A Gesù interessa un’altra dignità: «Chi è più grande tra di voi, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). La dignità di Gesù non risiede nello stare seduto, come Maestro che è davanti ai suoi. La sua dignità sgorga dall’amare i suoi sino alla fine, di inginocchiarsi fino ai loro piedi; è la sua ultima grande lezione da vivo: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io sono Maestro e Signore ho lavato i piedi anche a voi, anche voi dovete lavarvi piedi gli uni gli altri. Vi ho dato l’esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13, 12-15). D’ora in poi colui che segue il Signore saprà che deve fare come Gesù: tradurre con umiltà la fede vivendo gesti carichi di amore e di umanità nel servizio ai fratelli e alle sorelle.
3. Il gesto compiuto da Cristo esorta i discepoli a chinarsi e a lavarsi i piedi gli uni gli altri. È un comando nuovo e che non lo troviamo tra gli uomini, esso viene da Dio ed è un grande dono che questa sera riceviamo. Gesù l’ha applicato per primo e beati noi se lo comprendiamo. Il Giovedì Santo ci insegna a come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di stare fermi nelle proprie sicurezze, nel proprio orgoglio, ma la vita secondo il Vangelo è piegarsi verso i fratelli e sorelle, iniziando dai più deboli. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che si chini verso di noi, come anche noi di chinarci verso i fratelli e le sorelle. Nella Cena del Giovedì Santo si svela davvero la grande umanità di Dio: il giorno dell’amore di Gesù che scende fino in basso, sino ai piedi dei suoi amici: e tutti sono suoi amici, anche chi lo sta per tradire. Da parte di Gesù nessuno è nemico, tutto per Lui è amore e comprensione nel perdono; questo ci fa capire che lavare i piedi non è un gesto, è un modo di vivere.
Il dono del pane e del vino, il dono della vita e il volto di compassione di Gesù servo per amore, hanno un suo luogo di verità: quando li ritroviamo, con lo stesso splendore, ai piedi di ogni fratello. E a quei piedi, se sapremo inginocchiarci, che scopriremo accanto a noi il Signore e lui ci insegnerà ancora a lavarli e ad asciugarli, con la stessa tenerezza e umiltà con cui ha lavato e asciugato, in quella cena i piedi dei suoi discepoli.
4. Questa sera anche noi, nella fede, sediamo con Cristo alla stessa mensa e siamo invitati a chinarci sul suo cuore per attingere la forza di amare.
Terminata la Cena Gesù si incammina verso l’orto degli ulivi dove non solo si inginocchia, ma si stende a terra preso dall’angoscia e dal dolore. Lasciamoci coinvolgere dal suo dolore e sosteniamolo con il nostro amore come Lui ci ha insegnato. Restiamo con Lui in quell’orto pensando alle Sue parole: «Non siete stati capaci di vegliare con me un’ora sola?… La mia anima è triste fino alla morte; restate e vegliate con me» (Mt, 26,38). Questa sera mentre accompagniamo Gesù verso la passione, restiamo e vegliamo con Lui e diciamogli il nostro affetto. Contempliamo in Lui il Signore che si dona per noi nel desiderio di conformarci a Lui e di renderci capaci di esprimere con la vita la ricchezza del suo amore. Amen!