Un miliardo e 300 milioni su 2 miliardi e 400 milioni di bambini nel mondo hanno subito violenza o negligenze fisiche, emotive o sessuali. “Numeri” che non hanno bisogno di alcun commento e che testimoniano quanto si tratti di un problema di enorme rilevanza che va adeguatamente affrontato. Di questo e di altro ha parlato don Fortunato Di Noto agli insegnanti di Religione Cattolica della diocesi di Patti, ai quali ha tenuto un corso di formazione sul tema “comprendere per agire. La Pastorale contro ogni forma di abuso sui minori”. “Un incontro – come ha evidenziato nel suo saluto iniziale e ribadito nelle conclusioni il vescovo Monsignor Guglielmo Giombanco – che non ha la pretesa di risolvere il problema, ma che ha un’alta valenza informativa, perché è necessario promuovere iniziative per tutti gli educatori, affinché ci sia un impegno comune a tutela dei minori. Gli atti di violenza verso i bambini tolgono loro il sorriso per tutta la vita”.
Don Fortunato Di Noto da 30 anni lotta contro gli abusi, la pedofilia, la pedopornografia, in definitiva contro quello che ha definito “un magmatico problema, di fronte al quale, in genere, si possono avere due reazioni: o diventare giustizialisti o agire con equilibrio, affidandosi a chi è competente”. Per questo don Di Noto ha fondato, nella sua parrocchia di Avola, l’associazione “Meter”, “nata – ha spiegato – come risposta ad un bisogno, affinché i bambini avessero un luogo sicuro, certo, autentico. Negli anni ’90 nessuno parlava di questi problemi, forse perché sono troppo devastanti. Oggi, per fortuna, se ne parla ed anche la Chiesa ha dovuto interessarsene e dare risposte, anche se non bisogna cadere nella trappola che la Chiesa sia il luogo più perverso del mondo”.
Quindi, don Di Noto ha posto una domanda: “I bambini devono essere a immagine e somiglianza nostra o di Dio?” ha citato, a tal proposito, un testo di Vittorino Andreoli “Dalla parte dei bambini”: “Viviamo in una società pedofilia, nella quale tutti i bambini sono esposti, più o meno, al rischio della pedofilia, perché domina un io egoistico che considera il bambino un affare personale e non una ricchezza per la società. Una società che non si fa scrupolo di sfruttare il bambino per raggiungere il proprio obiettivo”. “Il Decreto Zan, ad esempio, – ha rimarcato – è frutto di una politica che non ha nulla a che fare con il benessere dei bambini”. “Il pedofilo – ha proseguito – non è affatto un invisibile; è semplicemente un non veduto. Se maltratto un gattino si fa una manifestazione pubblica, se maltratto un bambino nessuno scende in piazza, così come nessuna femminista è scesa in piazza per Saman”. “Eppure – ha incalzato – noi siamo frutto di un’infanzia; la società di oggi è pedofobica, ha paura, cioè, dei bambini. Vogliamo che diventino subito adulti; si tratta di un problema culturale: il nostro modo di pensare manifesta il nostro egoismo. L’identità la costruisci perché sei figlio. Oggi ci sono tanti adulti infantilizzati e tanti bambini adultizzati”.
Don Di Noto ha, poi, dato un po’ di spazio alle cifre, più che eloquenti, perché, purtroppo, la pedofilia è un fenomeno che dilaga. Le bambine sono le più colpite 77,4%(età 6-10 anni); nell’82,4% dei casi, chi compie abuso conosce la vittima.
Don Di Noto ha toccato un altro tasto molto dolente: “Spesso la società non è accogliente verso chi ha subito un abuso; egli viene scartato, subendo, di fatto, abuso su abuso. Spesso i bambini vivono orfani sia pur con genitori vivi. Ci parliamo poco, non ascoltiamo, non ci guardiamo negli occhi. Siamo alla cosiddetta globalizzazione dell’indifferenza: ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa”. Quindi, l’ennesima domanda su cui riflettere: “E’ normale che un bambino, a 10-11 anni, col suo smartphone, possa fruire abitualmente di immagini pornografiche? Una sola immagine, infatti, dice più di cento parole e la sessualità è bellezza, non è uso e consumo”.
Da qui l’attenzione è stata incentrata sui pericoli di internet, partendo da una domanda fondamentale: “Qual è la percezione della propria sessualità e del proprio corpo? Le lobbies pedofile, infatti, sostengono che fare attività sessuale con i bambini sviluppi il proprio benessere, per cui siamo alla normalizzazione della pedofilia. Così come cresce l’infantofilia (0-2 anni)”. “Una vostra foto in costume – ha proseguito don Di Noto – non me la dareste mai, ma la esponente sui social. Non capiamo il senso della sicurezza, della vita, pensiamo che tutto sia un gioco. La vita virtuale è reale, è la tua vita che esponi e che va controllata. Per questo occorre educare noi stessi e i bambini ad un profondo rispetto del proprio corpo; l’abuso in e via rete prolifera perché la vendita dei corpi umani produce guadagni maggiori che la vendita delle armi”. Ha, quindi, presentato una slide sulla diffusione degli abusi da cui si evince chiaramente come “nel 2020 l’Europa dei diritti umani, del rispetto dei bambini, sia stata totalmente coinvolta”.
Dopo aver raccontato alcune storie, a lieto fine e non, don Di Noto si è soffermato sull’impegno della Chiesa e facendo riferimento ad alcuni interventi di Papa Francesco ha evidenziato “la sua radicale vocazione per i piccoli, vittime della società moderna, in cui far emergere i principi derivati dal Vangelo. Gesù stesso, del resto, ha detto di amare i piccoli e di proteggerli. La Chiesa cattolica si trova di fronte ad una sfida importante per la custodia della sicurezza e la scelta primaria deve essere passare dalle parole ai fatti”. “C’è bisogno – ha concluso – di educatori preparati e supportati, di un lavoro di rete per confrontarsi, ricevere sostegno, affrontare insieme la situazione. Non possiamo permetterci di negare la vita a chi ha la necessità di riceverla”.
Nicola Arrigo