Tindari, 20 novembre 2021
Solennità di Cristo Re
Carissimi Fratelli e Sorelle,
1. Celebriamo la Solennità di Cristo Re dell’Universo che segna la conclusione del cammino fede che la Chiesa ha percorso durante quest’Anno liturgico guidata dalla luce della grazia e dallo Spirito del Risorto. La festa della Regalità di Cristo invita contemplare l’immenso amore di Dio per gli uomini rivelato dal Figlio sul trono regale della Croce. Egli infatti è Re e Messia e in Lui non solo converge tutta la storia, ma Cristo Re e Signore è la meta del cammino di tutta la Chiesa e di ogni cristiano. Il vero trono nel quale Cristo desidera regnare è il cuore dell’uomo perché nel mondo si diffonda sempre più la verità dell’amore che Egli ha rivelato.
2. La solennità odierna acquista anche un significato particolare per il dono alla nostra Chiesa del ministero di lettore che sarà conferito a tre seminaristi del seminario diocesano: Giuseppe Vivaldi, Salvatore Montagno Cappuccinello e Nuccio Patti. «Ogni ministero risponde ad una chiamata del Signore ed è per l’edificazione del Corpo del Signore e perciò ha riferimento essenziale alla Parola e all’Eucaristia fulcro di tutta la vita ecclesiale ed espressione della carità di Cristo che si prolunga nel sacramento dei fratelli» (Cfr. CEI, Rito istituzione ministeri).
La Parola proclamata aiuta a cogliere con spirito di fede i tratti salienti della Regalità di Cristo. La profezia di Daniele, ascoltata nella prima lettura, parla infatti di «uno che appare simile ad un figlio di uomo che appare sulle nubi del cielo e che riceve dal vegliardo il potere, la gloria e il regno». La visione continua con una scena grandiosa: «Tutti i popoli, nazioni e le lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai e non sarà distrutto». Con queste parole il profeta annuncia un regno che viene dal cielo, da Dio e per questo è indistruttibile.
3. Le parole del profeta Daniele trovano conferma nel brano del Vangelo di Giovanni che presenta la regalità di Cristo non proveniente dal mondo, ma non estranea ad esso e si esercita nella storia. Il colloquio tra Pilato e Gesù Cristo si concentra sulla regalità divina testimoniata nella verità. Più volte Gesù si preoccupa di chiarire che il Suo regno non è di questo mondo, non rientra negli schemi mondani. Il regno di Cristo viene da altrove e si modella sulla verità perché egli è venuto nel mondo «per rendere testimonianza alla verità». La regalità di Gesù è sottomessa alle esigenze della verità, termine che nel linguaggio dell’evangelista Giovanni indica il disegno di Dio sull’uomo riferendo tutti i valori umani e cristiani alla logica del Vangelo. Si tratta quindi di vivere la regalità di Cristo attraverso la testimonianza della verità; cioè vivere la vita umana e cristiana nella verità di Dio ed essere nella verità non si riferisce ad una semplice provenienza, ma ad una situazione stabile, ad un modo di essere che invita a non esercitare il potere regale per salvare la propria vita, ma per perderla per amore. Ecco perché la regalità di Cristo stravolge l’idea del potere mondano e presenta un modo di regnare diverso, dove si regna amando, dove si ama servendo, dove si vince perdendo, dove si vive morendo. La regalità di Gesù agli occhi del mondo è davvero strana perché il suo potere è la forza dell’amore che può apparire debole agli occhi degli uomini, ma è forte agli occhi di Dio.
4. A tutti noi battezzati è affidato il compito di diffondere il regno di Dio nella storia vivendo l’amore e testimonianza la verità che nasce dalla fede alimentata dall’ascolto della Parola.
Oggi è necessario ed urgente recuperare la dimensione dell’ascolto per saper discernere tra le parole degli uomini la verità della Parola che aiuta a leggere gli eventi della storia in una prospettiva alternativa rispetto a quella proposta dal mondo, dai modelli culturali e sociali. È compito dei cristiani portare nel mondo una Parola alternativa che aiuti l’esistenza degli uomini a trovare pienezza di senso. La vera grandezza, la vera regalità, il vero potere sta nel lasciarsi conquistare dalla verità di Dio, ossia nel suo sconfinato amore che giunge sino a dare a vita agli uomini.
5. Carissimi Giuseppe, Nuccio e Salvatore il ministero di lettori che oggi vi viene affidato è al tempo stesso per voi una missione speciale che necessita di un rapporto vitale con la Parola attraverso l’ascolto e l’interiorizzazione di essa nel cuore per poterla annunziare agli altri più che con le parole con la vita. Accogliete sempre la Parola del Signore nella vostra vita, lasciatela lavorare nel vostro cuore, cercata con l’aiuto di essa la verità sulla vostra vita e sulla vocazione che avete accolto. Pregate con la Parola perché come ricorda il Concilio Vaticano II, essa «E’ saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale» (DV 21). E’ Parola che «interpella, orienta e plasma l’esistenza» (MNI 39).
La Vergine Maria, modello di ascolto umile e docile, accompagni con la sua tenerezza materna il vostro cammino vocazionale perché la grazia del Suo Figlio Gesù vi renda testimoni autentici della verità di Cristo che salva il mondo.