Prendete il largo... | ||
...e calate le reti! |
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Fratelli, Dio viene da noi, non può finire il nostro andare verso di lui. Meta di tale andare è la gloria di Dio, il riconoscimento, in altre parole, della sua presenza benefica su tutto e su tutti. Il viaggio verso Dio ha un programma che è sempre lo stesso, ci ricorda autorevolmente la ‘Novo Millennio Ineunte’: non un’ideologia, non un insieme di gesti sapienti, ma Cristo. Lui, la creatura nuova. Lui, Dio fatto uomo a rivelare all’uomo chi è Dio e chi è l’uomo. Lui, Pastore, perché conosce, cerca, nutre, salva, guida le sue pecorelle. Lui, non mercenario ma Pastore, Buono, non per convenzione ma perché sacrifica la vita. Lui, ché non c’è altro nome nel quale, andando realmente incontro a Dio che viene, ci si possa realizzare in pienezza, come diciamo comunemente, si possa essere salvati. Avere come programma Cristo, sempre lo stesso ieri, oggi e sempre, non può significare abbandonarsi al niente, all’improvvisazione, ad un pigro e inconcludente far da sé. Né può significare che sia lecito rimanere insensibili alla necessità di decifrare il grido dei fratelli che con parole, gesti e comportamenti non secondo le nostre attese urlano la loro sete di Dio. Proprio per questo, per evitare di cadere in un generico elenco di buone intenzioni, in una assolutamente insufficiente ‘omelia’, riteniamo necessario indicare mete, precisare obiettivi, metodologie, settori, livelli, criteri. Occorre organizzarsi, dice il Santo Padre. Occorre andare avanti ‘certum tenentes ordinem’, canta la Liturgia. È urgente non sprecare le energie ma spenderle generosamente, perspicacemente analizzando, dialogando con lealtà e decidendo con responsabilità, consapevoli che, se Apollo e Paolo seminano e irrigano, chi dà di crescere, alla fine, è Dio e lui solo. La nostra Chiesa Pattese prende con molta serietà e impegno l’invito alla santità che riguarda i singoli e il popolo di Dio nel suo insieme. Al popolo di Dio propone il cammino catecumenale che non inizia oggi e si articola nelle tre tappe Kerigmatica, Pre-Precatecumenale e Catecumenale. Lo richiamo per comodità e per facilitare la memoria grata, l’impegno nel presente, lo slancio verso il futuro. I. Tappa Kerigmatica 1a Fase: ‘Perché nulla vada perduto’, per gli anni 1994-97. Così articolata: Dignità della persona (1994-95); La persona nelle sue relazioni (1995-96); La persona nella collaborazione (1996-97). 2a Fase: ‘Liberiamo le vie della fraternità’, per gli anni 1997-2000. Così articolata: Riconciliazione (1997-1998); Dialogo (1998-1999); Solidarietà (1999-2000). 3a Fase: ‘Anche queste devo condurre’ per gli anni 2000-2002. Così articolata: * Attirerò tutti a me: Chiesa comunità di fratelli (2000-01). * Effonderò il mio Spirito: Chiesa popolo di Dio (2001-02). Le varie fasi sono state mediate e calate nell’ascolto docile e fattivo delle indicazioni del Santo Padre, nelle assemblee ecclesiali, nella iniziativa mensile, nella lettera alle famiglie, nello slogan, nella predicazione ecc. Siamo ora alla 4a Fase: “Prendete il largo e calate le reti” che ci accompagnerà fino al 2004 e che presento alla comunità diocesana pieno di fiducia. Questa fase, da una parte, ci farà vivere, in provvidenziale intreccio, la continuazione della Visita Pastorale, il 25° anniversario della solenne Dedicazione del Santuario di Tindari, la celebrazione dell’Avvenimento Redentore, il sorgere delle piccole comunità e, dall’altra parte, vuole vedere realizzato il sogno di riuscire finalmente a porre attenzione ai molti settori che non siamo riusciti a rendere oggetto della nostra attività pastorale. Fratelli e sorelle carissimi, mai come oggi abbiamo avvertito vera la parola di Gesù sulla vastità della messe e sulla inadeguatezza, per numero e qualità, di noi operatori. Epperò di noi il Padrone della messe vuole servirsi. Il sigillo battesimale urla dentro di noi; rifiuta di essere intristito nella condizione di talento avvolto nella pezzuola e nascosto per paura, inedia, accartocciamento sul già visto e fatto o quieto vivere. La fede in Cristo incarnato è fede in ‘Dio fattosi come noi per farci come lui’. La fede in Cristo risorto è fede nella vittoria del bene sul male, nella sua presenza fino alla fine; è l’anima della speranza e, vale a dire, della certezza che la storia da lui è guidata e a lui porta. La carità, regalo divino, esige operosità, tutto prova, non tollera che ci si fermi illusi di avere fatto abbastanza, tutto sopporta, a tutto dà valore, qualifica la nostra spiritualità di operatori che, insieme, con la vita, fiduciosi, vogliamo cantare al Pastore Grande: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. Con la mia benedizione. Patti, dalla Casa Vescovile, 26 settembre 2002 |
+ Ignazio Vescovo |
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Si diresse decisamente verso Gerusalemme… (Lc 9,51)Con queste parole l’evangelista Luca ci presenta Gesù nella determinazione di compiere la volontà del Padre, pur conoscendone l’alto prezzo. Infatti, letteralmente l’espressione suona così: “indurì il suo volto per incamminarsi verso Gerusalemme”. Indurire il volto vuol dire produrre il massimo sforzo di concentrazione per convogliare tutte le energie della persona su un obiettivo. Avviandosi verso Gerusalemme, Gesù opera tutta una serie di scelte per se e per i discepoli: lasciare tutto per la sequela, coinvolgere altri discepoli, organizzarli a coppie per la missione, avere come legge l’amore a Dio e al prossimo, tenere un nuovo stile di preghiera, sfuggire alle ambiguità, non temere di fronte alla prospettiva della morte…(cfr. Lc 9,51-19,28). In questa icona di Gesù possiamo vedere rispecchiato il momento che stiamo vivendo noi, Chiesa di Patti: ci troviamo ormai in prossimità di un passaggio di fisionomia del volto della diocesi che richiede coraggiosa determinazione e totale consegna alla volontà di Dio. Dopo anni di sensibilizzazione e preparazione, dopo lo sforzo per istituire nuovi organismi e strutture, siamo chiamati a “indurire il volto” per concentrare tutte le energie a nostra disposizione sulla preparazione della Settimana della Fraternità da vivere e celebrare come un “avvenimento redentore”, che apre tempi e spazi di riscatto e di speranza per la Chiesa e per il mondo. Il Piano Pastorale che consegniamo è lo strumento che permette di dare organicità a tutti gli aspetti dell’azione apostolica, programmata od occasionale che sia, e alle risorse ed energie presenti nella diocesi e nelle parrocchie. Il Piano Pastorale, proprio perché strumento di organicità, ha il compito di guardare a tutte le componenti (che noi chiamiamo “livelli”) dell’azione apostolica al fine di garantire: * gli spazi dove i diversi carismi e ministeri si compongono nell’unità del corpo di Cristo (1° livello), * gli spazi dove ogni carisma e ministero possa esprimere la propria originalità (2° livello), * la missione specifica e prioritaria della Chiesa: evangelizzazione, liturgia, testimonianza della carità (3° livello), * la cura e la formazione degli operatori pastorali (4° livello), * i mezzi e le modalità più idonei a conseguire gli obiettivi (5° livello). In altre parole: il Piano Pastorale è lo strumento che mediante opportuni strumenti e modalità rende possibile l’integrazione organica dei diversi carismi e ministeri nell’unità perché la Chiesa possa portare a termine, corroborata dalla Parola e dall’Eucaristia, la missione di testimonianza affidatole da Cristo Signore. La distinzione dei livelli nella pastorale è certamente artificiale, ma funzionale all’agire intelligente, cioè pianificato, di ciascun soggetto che, ovunque si trovi ad operare, dà un apporto consapevole alla vitalità dell’intero corpo. In questo senso il Piano Pastorale non è altra cosa rispetto alle altre “tante cose da fare”, ma lo strumento che rende organico il tutto. 1. Credi tu questo? (Gv 11,26) Il primo obiettivo che il Piano Pastorale si prefigge è di costituire e rafforzare gli spazi dove i battezzati possono sperimentare l’unità, o identità culturale. Questi spazi sono: il popolo (o moltitudine), il quartiere, la famiglia. Essi sono necessari l’uno all’altro per la reciproca sussistenza. L’azione pastorale a questo livello si pone come evangelizzazione della cultura, al fine di rendere il modo di pensare, giudicare e agire della gente ispirato al Vangelo. Ne consegue che la pastorale a questo livello non si prefigge solo di assicurare un “comportamento religioso” ai battezzati, ma di porsi come lievito che, fermentando la massa, riesce ad orientare il mondo e la storia al Regno di Dio (AA 2). Gli strumenti che il nostro Piano Pastorale utilizza per raggiungere questo obiettivo sono: * la Lettera alle famiglie, l’iniziativa mensile e lo slogan per consolidare il senso di popolo nella gente; * l’incontro in Piccole comunità per consentire alla gente di vivere relazioni interpersonali nella fede, speranza e carità; in questa fase è richiesto a tutti il massimo sforzo per costituire le Piccole comunità mediante la celebrazione della Settimana della Fraternità; * alcuni processi di accompagnamento e sostegno alle famiglie nelle varie fasi della loro vita. Un’azione pastorale di questa portata richiede certamente uno sforzo organizzativo non indifferente, ma prima ancora un grande atto di fede e di speranza, oltre che di amore. 2. Il corpo, pur essendo uno, ha molte membra (1Cor 12,12) Lo Spirito Santo è principio dell’unità della Chiesa. Lo stesso Spirito è pure principio della molteplicità dei carismi nella stessa Chiesa. I carismi e i ministeri non sono dati a vantaggio del destinatario, ma per l’edificazione dell’unico corpo di Cristo, che è la Chiesa. Perché questo possa avvenire è necessario che la pianificazione pastorale indichi molteplici spazi dove i vari carismi possano esprimere il loro peculiare servizio per la crescita delle parti e dell’insieme. La pastorale per i vari settori, cioè gli spazi dove le persone si aggregano o in ragione dell’età o per i comuni interessi, offre parecchie possibilità per esprimere in servizi specifici la peculiarità dei tanti carismi. Al presente sono ancora molti, a questo livello, gli spazi non coperti per la mancanza di persone che se ne assumano la responsabilità della conduzione e quindi non pianificati. 3. Annunziate il vangelo, battezzate, siate testimoni… Il servizio peculiare della Chiesa consiste nel condurre gli uomini all’incontro con Cristo perché entrino nel dinamismo della salvezza annunziata dalla Parola, attualizzata nella liturgia e testimoniata nella carità. Le azioni che esprimono queste tre dimensioni vanno pianificate in modo tale che siano costantemente fonte e culmine di tutta l’azione apostolica sia nell’insieme che nelle singole parti. È in questo senso che spinge il nostro Piano Pastorale, anche se i frutti ancora non si vedono. 4. Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete (Lc 10,23) Un’attenzione particolare nel Piano Pastorale è riservata agli operatori pastorali perché sentano la grandezza del dono di cui sono destinatari. Essi, più che collaboratori volontari, devono considerarsi, ed essere considerati, ministri che rispondono ad una precisa vocazione dello Spirito. Gli strumenti e le opportunità che il Piano Pastorale offre a tal riguardo sono diversi, ma stanno crescendo e incrementandosi: * Corsi di Esercizi spirituali per presbiterio e laici, * Ritiri spirituali * Lezioni teologiche per l’aggiornamento dottrinale * Incontri di abilitazione sul metodo pastorale La peculiarità di questo livello della pastorale consiste nel non limitarsi a realizzare momenti formativi generici a se stanti, ma nello sforzo di costruire itinerari di formazione permanente, modulati per le diverse categorie di operatori pastorali, e sempre orientata alla missione evangelizzatrice e ai passi del processo di rinnovamento in atto nella diocesi. 5. Trafficare i talenti presenti nella comunità L’ultimo livello del Piano Pastorale riguarda le strutture. Viste nel contesto globale della pianificazione esse diventano la manifestazione del tipo di spiritualità che guida una determinata comunità. In più le strutture e gli organismi sono gli spazi dove i talenti presenti nella comunità possono emergere ed essere messi a frutto. Il nostro Piano Pastorale, per la spiritualità di comunione che lo genera e lo stile della partecipazione che lo caratterizza, offre innumerevoli spazi ai battezzati che vogliono prendere parte attiva alla vita e alla missione della Chiesa, sia nel campo della comunicazione che in quelli della consultazione, discernimento, decisione, conduzione, attuazione e amministrazione. È davanti, accanto, in mezzo a noi Maria, il modello, il sostegno, la fulgida Stella dell’evangelizzazione: ci specchieremo in Lei per trovare, anche noi come Lei, la strada dell’accoglienza e della corrispondenza alla volontà di Dio. |
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Meta Generale
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Esplicitazione Meta: intendiamo un preciso obiettivo da raggiungere nell’arco di un tempo determinato (Agosto 2004); l’obiettivo, a sua volta, indica ciò che di un fine può essere raggiunto qui, ora e da questi soggetti; il fine, in ultimo, è costituito dal valore che come tale non è pienamente raggiungibile su questa terra, ci si può solo avvicinare per obiettivi. Insieme dei battezzati: tutti i battezzati in senso morale considerati come insieme culturale, popolo, comunità; non solamente, quindi, i fedeli e i praticanti (il nostro Progetto Pastorale, lo ricordiamo, vuole mettere in atto un processo di inculturazione della fede). Persone di buona volontà: coloro che, aperti ai valori, si associano liberamente nella ricerca del vero e del bene. In occasione del XXV della dedicazione del Santuario di Tindari: avvenuta il 1° Maggio 1979, presieduta da S. E. il Card. Salvatore Pappalardo alla presenza dei Vescovi di Sicilia, del presbiterio e di numerosi fedeli della Diocesi. Questo anniversario ci dà l’opportunità di sviluppare ancora di più la dimensione mariana della Chiesa, oltre che la sana devozione filiale a Colei che Gesù ci ha lasciato come madre e modello. In questa ricorrenza, pertanto, oltre a rinnovare l’atto di consacrazione, vorremmo presentare e affidare a Maria, come un dono, le Piccole Comunità che proprio in quell’anno andranno a costituirsi. È sensibilizzato: l’insieme delle persone, raggiunto da proposte e inviti, viene messo nella reale condizione di rispondere con la partecipazione, anche saltuaria, o più semplicemente reagendo con apprezzamenti o critiche. La sensibilizzazione di per sé si prefigge non tanto la piena adesione delle persone, ma che gli organismi ecclesiali siano in grado di raggiungere tutte le persone. Chiesa come comunione: la comunione è Dio che comunica in Cristo mediante l’effusione dello Spirito Santo il suo amore. La comunione, quindi, è: * evento da cogliere e contemplare nella storia; * vocazione della Chiesa alla santità universale nell’unità della Trinità; * missione e testimonianza da sprigionare nell’edificazione della comunità ecclesiale per la dilatazione del Regno di Dio. Nel nostro Piano Pastorale questo significa che mensilmente convochiamo la gente perché faccia un’esperienza significativa su valori esprimenti la comunione: Accoglienza di Dio, comunione con le persone e con Dio, dialogo nella verità, riconciliazione, partecipazione alla vita di Dio, ascolto comunitario della Parola, comunicare l’esperienza di Dio, cercare il bene comune, partecipare alla vita della comunità, condivisione dei beni, rendere grazie… Esperienze significative: la sensibilizzazione, più che con la comunicazione verbale, avviene mediante iniziative e gesti compiuti comunitariamente dalle persone per esprimere un valore, annunciato sempre dallo slogan. Normalmente i gesti sono quelli tradizionali della religiosità popolare (periodiche) oppure quelli realizzati in determinate circostanze (occasionali), comunque organizzati di volta in volta in maniera tale da mettere in evidenza il valore del mese. Settimana della Fraternità o Avvenimento Redentore: di per sé segna il passaggio dalla prima tappa (kerygmatica) alla seconda (precatecumenale) e consiste in un’esperienza significativa di fraternità vissuta nella fede, in cui i partecipanti percepiscono la possibilità di uscire dall’isolamento e che la salvezza donataci da Dio nel Cristo si realizza nella fraternità. Strutture di comunicazione e partecipazione: si tratta dell’organizzazione dei rapporti funzionale ai valori suindicati, nella chiarezza dei ruoli, delle interdipendenze e delle collaborazioni. In pratica: Consiglio Pastorale Parrocchiale, Consiglio Affari Economici, Epap, Messaggeri, Equipe di Redazione, Gruppo Catechisti, Gruppo Liturgico, Caritas Parrocchiale, Lettera alle famiglie, Zone Pastorali… |
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Motivazioni 1. La realtà ci dice che la maggior parte della gente quando parla della Chiesa pensa al luogo di culto, al Papa, ai Vescovi, ai preti, ai religiosi, alle persone impegnate, ai servizi religiosi e, a volte, anche ai sociali. 2. Il Signore ci dice che noi, per il battesimo, non siamo più stranieri, ma familiari suoi; siamo come un tempio edificato con pietre vive che siamo noi sul fondamento di Cristo; siamo come un corpo ben compaginato in cui ogni membro opera per la crescita dell’intero organismo (cfr. 1Pt 2. Ef 4). 3. La prima conversione da operare è che la gente si renda conto che, in forza del battesimo e dell’appartenenza alla comunità dei credenti, è essa a costituire fondamentalmente la Chiesa e, di conseguenza, si renda disponibile a prendere parte alle Piccole Comunità. |
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Criteri Pastorali Per “criteri pastorali” intendiamo quelle leggi fondamentali che orientano l’agire in un determinato senso. È come la carta costituzionale dell’azione. Nel nostro Piano Pastorale i criteri rappresentano quelle opzioni che esprimono la coerenza tra teologia, spiritualità e pastorale in termini e in vista dell’operare. Un’azione, di conseguenza, può essere definita “evangelizzante” non quando le viene applicato questo attributo, ma solo se risponde ai seguenti criteri. Tutta l’azione pastorale: 1. in relazione al tipo di azione, “deve privilegiare l'evangelizzazione missionaria, intesa come fatto permanente e sistematico, cioè come itinerario di fede, in un processo organico, unico e differenziato allo stesso tempo”; 2. in relazione ai destinatari, “deve dirigersi a tutti e convocare sempre tutti, come comunità umana e comunità-Chiesa, una e differenziata, in forma globale, sistematica e progressiva”; 3. in relazione al soggetto pastorale, “deve coinvolgere tutti i battezzati e le persone di buona volontà, ognuno secondo le sue possibilità e i propri doni, carismi e ministeri”, 4. in relazione alla pedagogia, “deve utilizzare in ogni cosa il metodo di coscientizzazione o di confronto tra vita e Vangelo, in qualsiasi sua forma”; 5. è organizzata e sostenuta da strutture che “devono essere comunitarie, cioè partecipative, dialogali, organiche e istituzionali”; 6. deve prevedere dei momenti in cui periodicamente gli operatori pastorali possano e debbano rimotivare e contestualizzare l’azione stessa in relazione al Piano Pastorale Diocesano e al suo progresso. |
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specifici: |
1.1. Pastorale della moltitudine Meta Criteri Pastorali specifici (vedi i Criteri Pastorali Generali) Metodologia 1.2. Pastorale delle
Piccole Comunità Giustificazione Meta |
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specifici: |
2.1 PASTORALE DEI
FANCIULLI E DEI RAGAZZI 2.2.
Pastorale dei giovani A – ATTIVITÀ DELLA COMMISSIONE 2002-2003 B – ATTIVITÀ DEI GIOVANI 2002-2003 2.4.
Pastorale del mondo del lavoro 2.5.
Pastorale degli Operatori Sanitari 2.6.
Pastorale
del tempo libero |
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specifici della: |
Meta Entro agosto 2004 i Servizi Pastorali della diocesi raggiungono i propri destinatari, promuovono ed esprimono la sensibilizzazione al valore della Chiesa Comunione e sostengono la preparazione e realizzazione della Settimana della Fraternità. 3.1. CATECHESI 3.1.1. Iniziazione Cristiana Dei Fanciulli E Dei Ragazzi Meta Entro agosto 2004 tutti i fanciulli e i ragazzi sono raggiunti dalla catechesi per l’iniziazione cristiana e, secondo le fasce d’età, sono accompagnati a fare in gruppo l’esperienza della Chiesa Comunione e a dare un proprio specifico apporto per la realizzazione della Settimana della Fraternità. Criteri Pastorali Specifici 1. La catechesi per la formazione cristiana deve essere permanente, sistematica e celebrata nei Sacramenti. 2. La catechesi deve essere impostata sul confronto fra fede e vita. 3. La catechesi deve essere un compito della comunità, deve esprimere il suo cammino e servire ad esso. 4. La catechesi deve essere adeguata alle fasce d’età dei soggetti; anche le persone più svantaggiate devono essere poste nelle condizioni di dare una personale risposta. 5. La catechesi deve considerare i soggetti sia come singole persone che come membri di un gruppo. 6. La catechesi deve arrivare a tutti i fanciulli e ragazzi della diocesi. 7. La catechesi deve utilizzare il catechismo come libro della fede ed offrirne le opportune mediazioni. Nota: L’Ufficio Catechistico sostiene questo servizio mediante opportune indicazioni e adeguati sussidi. 3.1.2 Iniziazione Cristiana Degli Adulti Nota: Per ora non c’è un piano specifico di questo livello. La Diocesi offre una prima mediazione degli orientamenti dati dalla CEI. I parroci sono tenuti a concordare con il Vescovo lo svolgimento dell’itinerario di iniziazione tutte le volte che un adulto chiede il Battesimo. 3.1.3. Catechesi Presacramentale degli Adulti Nota: Per ora non c'è un piano specifico di questo livello. Si continua quanto si sta già facendo, seguendo le indicazioni del Direttorio dei Sacramenti. 3.2. PASTORALE SCOLASTICA 3.2.1. Pastorale degli Insegnanti di Religione Cattolica Meta Gli insegnanti di Religione Cattolica entro agosto 2004 si sono periodicamente incontrati sia in forma assembleare che per fasce d’età specifiche per approfondire la natura e le finalità dell’insegnamento della religione, hanno concordato orientamenti metodologici comuni ed hanno offerto uno specifico apporto alla comunità scolastica. Criteri Pastorali Specifici 3.3.1. Pastorale della Liturgia Domenicale Meta Entro agosto 2004 è stata costituita la Commissione diocesana di Pastorale Liturgica, che ha preso coscienza delle sue finalità, si è abilitata al suo ruolo, ha stabilito le relazioni con gli altri organismi pastorali, ha promosso alcune attività e fatto la valutazione del triennio. Criteri Pastorali Specifici 3.4.1. Caritas Diocesana Meta Entro Agosto 2004 la Caritas ha promosso la costituzione e il consolidamento delle Caritas Parrocchiali, ha curato la formazione spirituale e metodologica dei relativi responsabili e li ha incoraggiati a inserirsi nel processo di preparazione e celebrazione della Settimana della Fraternità. Criteri Pastorali Specifici 1. Oltre all'assistenza indispensabile, le azioni devono servire alla promozione della dignità della persona e della convivenza sociale. 2. I destinatari di ogni azione devono essere anche protagonisti nella soluzione del loro problema. 3. Le azioni devono trasmettere e promuovere la coscienza dei diritti e dei doveri corrispondenti alla dignità umana. 4. Le azioni devono servire al processo di evangelizzazione di tutto il popolo, secondo il Piano diocesano. 5. Le azioni devono tendere a rimuovere le cause all'origine della necessità. 6. Ogni azione deve scaturire da progetti organici, più che da risposte spontanee ed immediate. 7. Ogni azione deve tendere alla sensibilizzazione di tutti - come singoli, come gruppi e come comunità - sul precetto dell’Amore. 8. Ogni azione o iniziativa deve coinvolgere tutti, anche se in modi differenziati - a seconda dei carismi propri di ogni singolo o gruppo - nelle risposte ai bisogni emergenti. 9. Ogni azione deve essere sostenuta, nelle sue varie fasi, da strutture che garantiscono la partecipazione, il dialogo e l’organicità tra tutte le forze operative. Nota: L’Ufficio Caritas diocesana provvederà a offrire a suo tempo indicazioni e sussidi opportuni. 3.4.2. Pastorale della Salute Meta Entro Agosto 2004 i malati e i sofferenti della diocesi di Patti, assistiti e accompagnati da personale volontario con opportune iniziative sia nelle loro case che nelle istituzioni, contribuiscono all’edificazione della Chiesa-Comunione, che avrà una significativa espressione nelle Piccole Comunità, mediante l’offerta della loro sofferenza. Criteri Pastorali Specifici 1. Le azioni devono convocare e/o raggiungere tutti in nome della fede. 2. Le azioni devono tendere a procurare una presenza discreta, un sostegno spirituale ed un aiuto fraterno ovunque bisogni. 3. Le azioni devono rendere, per quanto possibile, gli stessi sofferenti soggetto di evangelizzazione scambievole. 4. Le azioni devono favorire il sollievo, il sacrificio spirituale e la dimensione spirituale della sofferenza. Nota: La Commissione di Pastorale della salute sosterrà questo accompagnamento con opportune iniziative e adeguati sussidi. |
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Meta Entro Agosto 2004 il Presbiterio, gli Operatori Pastorali Laici, l’EDAP, le EPAP e le Religiose riscoprono e approfondiscono la spiritualità di comunione come la propria specifica spiritualità e preparano e attuano l’Avvenimento Redentore. Motivazioni 1. Sebbene si faccia un gran parlare della spiritualità di comunione, di fatto ciò che prevale è la spiritualità di tipo devozionale/tradizionale, basata sulle pratiche di pietà; non tutti, inoltre, hanno chiaro cosa rappresenti l’Avvenimento Redentore nell’itinerario di Rinnovamento Diocesano 2. Ogni ministro che intende servire l’ideale di Chiesa come Popolo di Dio in cammino non può farlo se non è animato dalla spiritualità di comunione e con la coscienza di rendere un servizio alla crescita della coscienza di popolo nei battezzati 3. Tutti gli Operatori Pastorali, ciascuno nel proprio livello, gradualmente si aprono all’esperienza concreta della spiritualità di comunione, secondo le indicazioni del PPD e con perseveranza preparano e attuano passo dopo passo l’Avvenimento Redentore. Criteri Pastorali 1. Ogni iniziativa per la formazione spirituale-pastorale degli Operatori Pastoriali deve offrire le motivazioni fondamentali che stanno all’origine del PPD e che lo sostengono nella sua attuazione. 2. Le azioni devono facilitare l’esperienza dei valori che si annunciano. 3. Le stesse proposte devono arrivare a tutti gli Operatori Pastorali, anche se a diversi livelli di profondità. 4. Le azioni devono articolarsi in modo che si alternino momenti di silenzio e di comunicazione spirituale. 5. L’approfondimento spirituale deve spingere a forme di applicazione pastorale. Metodologia 4.1. FORMAZIONE PASTORALE A. Presbiterio 1. Incontro mensile nei Vicariati * Preghiera che motiva l’incontro * Breve revisione delle attività del mese precedente * Indicazioni sulla preparazione immediata all’A.R. 2. Incontro interzonale * 27 e 30 dicembre 2002 3. Pellegrinaggio diocesano * 30 agosto 2002 * 29 agosto 2003 4. Assemblea Ecclesiale Diocesana * 24-26 settembre 2002 * 31 marzo-2 aprile 2003 * 25-27 settembre 2003 B. Religiose 1. Incontro comunitario mensile di fraternità 2. Pellegrinaggio diocesano 3. Assemblea Ecclesiale Diocesana (v. sopra) C. Edap 1. Incontro mensile 2. Ricomposizione con altri operatori pastorali laici D. Epap 1. Incontri Zonali e nei Vicariati di abilitazione 2. Foglio di collegamento diocesano 3. Assemblea Ecclesiale Diocesana (v. sopra) 4.2. FORMAZIONE SPIRITUALE A. Presbiterio 1. Esercizi Spirituali * Novo Millennio Ineunte: 21-25 Ottobre 2002 e 9-13 Dicembre 2002 (Don Cappellaro) * Il Ministero della Comunità: 20-24 Ottobre 2003 e 9-13 Dicembre 2003 2. Ritiri Spirituali - 2° Venerdì del mese Una commissione curerà la conduzione per tutti i mesi B. Religiose 1. Giornata diocesana della Vita Consacrata 2 febbraio 2003 C. EPAP 1. Week-end spirituale: 19-20 / 26-27 Ottobre 2002; 18-19 / 25-26 Ottobre 2003 2. Giornata di spiritualità in Quaresima e Avvento 2003 4.3. FORMAZIONE CULTURALE Per tutti Lezioni periodiche sul tema “Comunicare la fede in un mondo che cambia”: * Prof. Samir Khalil Samir (14 Ottobre 2002) * Prof. Domenico Mogavero (8 Novembre 2002) * Prof.sa Angela Ales Bello (Febbraio 2003) * Don Domenico Sigalini (Marzo 2003) * Prof. Giovanni Tangorra (Maggio 2003) |
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Meta Entro Agosto 2004 ogni Parrocchia ha costituito e sono funzionanti gli organismi e le strutture previsti dal Codice di Diritto Canonico e dal Piano Pastorale Diocesano – Consiglio Pastorale, Consiglio per gli affari economici, Epap, Messaggeri, Equipe di redazione, Responsabili Zonali, Visitatori, Coordinatori, moderatori, Segretari, Lettera alle famiglie, divisione in Zone Pastorali della parrocchia… – necessari perché l’azione pastorale sia partecipativa, organica ed efficace in relazione alla missione evangelizzatrice e al rinnovamento diocesano. Giustificazione 1. La gente e gli operatori pastorali sentono un’istintiva ripulsa quando devono dare vita a organismi e strutture, ma li invocano nei momenti di necessità; sembra che, nella normalità, non vedano il nesso che passa tra un ideale di Chiesa e le strutture che lo incarnano. 2. “Vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di Lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef 4, 15-16). 3. La Settimana della Fraternità nel nostro progetto pastorale è un evento preparato da molti anni per dare un nuovo volto alla nostra Chiesa locale: questo avverrà nella misura in cui ogni parrocchia provvederà a preparare le strutture e gli organismi adeguati per una pastorale partecipativa, corresponsabile ed organica. Metodologia 1. Entro Novembre 2002 ogni parrocchia ha costituito l’Epap e conta su un numero sufficiente di messaggeri per far giungere la Lettera alle famiglie in ogni casa. 2. Entro Febbraio 2003 ogni parrocchia ha individuato e organizzato in gruppo i “visitatori delle famiglie”. 3. Entro Marzo 2003 ogni parrocchia ha individuato e comunicato i referenti parrocchiali per la Pastorale della famiglia e la pastorale dei Giovani. 4. Entro Giugno 2003 le parrocchie che hanno il CPP e CPAE con il decreto vescovile scaduto (o non li hanno affatto) provvedono a rinnovarli. 5. Entro Gennaio 2004 ogni parrocchia ha individuato e coinvolto un numero sufficiente di moderatori, coordinatori e segretari per le Piccole Comunità. |
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Meta Entro Dicembre 2003, il Vescovo ha realizzato la “visita pastorale” nella Zona di Capo d’Orlando per sostenere il cammino apostolico, mettere in moto e/o rafforzare un movimento giovanile diocesano, affrontare, per quanto possibile, il problema della disoccupazione e per verificare e unificare i criteri e i modi pratici riguardanti l’amministrazione dei beni ecclesiastici. Motivazioni 1. Le urgenze a cui rispondere con la visita del Vescovo sono: a) innanzitutto i giovani, come risulta anche dalle richieste delle famiglie in occasione della verifica del triennio 1997-2000; i giovani non si sentono ascoltati, né tenuti in conto come soggetti e protagonisti né dalla società e neppure dalla Chiesa e dalle stesse famiglie; b) il tema del lavoro che incide in forma determinante sui giovani; c) l’amministrazione dei beni ecclesiastici che bisogna unificare nei criteri e nella prassi; 2 I giovani devono sviluppare i loro talenti per servire la società e la chiesa: queste, a loro volta, devono offrire ad essi, secondo le proprie specificità, la possibilità di partecipare alla vita comunitaria a pieno titolo. 3. È urgente che la visita del Vescovo serva a convocare i giovani per aiutarli a prendere coscienza delle loro potenzialità e a sostenerli perché si assumano le proprie responsabilità tanto nella Chiesa che nella società mediante scelte di precisi servizi. Allo stesso modo, i beni ecclesiastici vanno amministrati con norme comuni a cui tutti i parroci e i relativi organismi sono tenuti a fare fedele riferimento. Metodologia 1. Entro Dicembre 2002, il Vescovo incontra i parroci della Zona Pastorale di Capo d’Orlando per la presentazione degli obiettivi della Visita Pastorale e per definire il calendario della stessa. 2. Entro Marzo 2003, il Vescovo e il Responsabile per la Pastorale incontrano a parte parroco ed Epap (sono ammessi anche altri operatori pastorali) di ciascuna parrocchia per preparare nei dettagli la Visita Pastorale. 3. Almeno trenta giorni prima della Visita Pastorale del Vescovo la competente Commissione avrà dovuto adempiere la “visita ad res”. 4. Il 18 Gennaio 2003, verrà aperta ufficialmente la Visita Pastorale per la Zona di Capo d’Orlando con una solenne concelebrazione presieduta dal Vescovo a cui prenderanno parte i presbiteri e gli operatori pastorali della Zona. 5. Entro Gennaio, il Vescovo, inizia la visita ad ogni Parrocchia; essa avrà la durata dai due ai sette giorni o più, secondo la dimensione della parrocchia. Nota: Le modalità specifiche e i dettagli della Visita Pastorale sono descritti nell’apposita guida che verrà consegnata ad ogni parrocchia in largo anticipo. |
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