Simone
di Cirene, un uomo che non ha scelto di portare la croce, ma che gli è
stata imposta con la forza e non si è potuto sottrarre al suo peso.
Uno straniero ignaro delle
colpe di quell'uomo che avanzava sotto il peso della croce e che per caso
- ma esiste il "caso" nel disegno di Dio? - si è trovato a
condividere la fatica di Gesù.
Senza capire e contro la sua volontà ha dovuto farsi carico di quel peso
certo non gradito né amato perché faticoso, infamante, contrario ai suoi
modesti progetti, che per quel giorno prevedevano semplicemente un viaggio
in città per suoi interessi.
Un uomo estraneo, ancora una volta uno straniero, è chiamato a far parte
della schiera di coloro che aiutano Gesù, mentre i più vicini sono ormai
lontani, dispersi tra la folla, pavidi e impauriti.
Anche Simone di Cirene doveva essere impaurito, lui che viene dalla
campagna e pure da un paese lontano.
Doppiamente straniero: straniero in città perché viene dalla campagna,
straniero anche nella campagna perché viene da Cirene, nella lontana
Libia.
E quasi certamente i soldati lo scelgono proprio perché straniero, dunque
adatto per quell'infamante e faticoso lavoro che non poteva certo essere
chiesto ai tanti che seguivano il feroce corteo e che si erano battuti per
la crocifissione di Gesù.
Simone di Cirene, uno straniero come tanti che suo malgrado sopporta il
peso della croce e magari non si rende nemmeno conto del
"valore" di quella fatica, perché è vinto dalla paura.
Uno straniero costretto a camminare dietro Gesù, a seguirne le orme sulla
strada che conduce al Calvario, seguendolo però da dietro; consapevole
della sua presenza, ma impossibilitato a incontralo.
Giunti
però alla fine del viaggio, e il cammino si conclude sul Golgota, sarà
Gesù a riprendere su di se il peso di quella croce e a liberare così lo
straniero, che suo malgrado, costretto e forse recalcitrante, aveva
portato a compimento l'insegnamento di Gesù: «Se qualcuno vuol venire
dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua».
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