Terza Stazione

Ecce Homo:
Gesù coronato di spine



Dal Vangelo secondo Giovanni
(19, 5-6)

Allora Gesù uscì 
portando la corona di spine
e il mantello di porpora.
E Pilato disse loro:
“Ecco l’uomo”.
Al vederlo i sommi sacerdoti
e le guardie gridarono:
“Crocifiggilo, crocifiggilo”.
Disse loro Pilato:
“Prendetelo e crocifiggetelo voi;
io non trovo in lui nessuna colpa”.

Riflessione

I capi sacerdoti del Sinedrio, non avendo il potere di condannare a morte, inviarono Gesù a Pilato, governatore della Giudea per conto dei Romani. In questo passo, vediamo Gesù mansueto come un agnello: sta fermo davanti ai suoi nemici che lo percuotono e lo insultano. Quando poi Pilato cerca di far parlare Gesù, perché dica qualcosa in sua difesa, Gesù tace e alla domanda se egli era veramente il Messia risponde: “Tu lo dici”.
Anche in questo momento Gesù è solo davanti all’autorità civile; nessuno è là per difenderlo dalle accuse che gli vengono fatte. Egli ribadisce soltanto che il è il Messia da tutti aspettato. Tra le risposte date da Gesù a Pilato c’è l’affermazione “Io sono Re”. Ma si tratta di un Re solo, percosso, insanguinato. Per rendere la scena ancora più ridicola e macabra, gli pongono sul capo una corona di spine, salutandolo in modo provocatorio e scherzando sulla pretesa che egli fosse il Messia. Continuano ad insultarlo, colpendolo con frustate e sputi. Sappiamo che Messia significa “Unto” da Dio.
Fra le sette giudaiche c’era anche chi aspettava un liberatore politico che guidasse il popolo contro i Romani. Non in questo senso Gesù si era dichiarato liberatore, quando nella sinagoga di Nazareth lesse il passo del profeta Isaia, in cui si parla di uno che avrebbe portato la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, la libertà agli oppressi ed ai poveri un lieto messaggio.

Pilato, chiamato a giudicare Gesù, non esita a riconoscere di non capire nulla intorno a quell’uomo. Ha la lealtà di dichiarare “Io non trovo alcuna colpa in quest’uomo; prendetelo e giudicatelo voi”, ma non può sottrarsi alla pressione del Sinedrio: platealmente si fa portare dell’acqua, si lava le mani, volendo far ricadere sopra i Giudei la condanna che, alla fine, vigliaccamente pronunzia. In tutto il racconto evangelico, risalta ancora la solitudine di Gesù. Egli si sente solo perché tutti i suoi lo avevano abbandonato. Pietro lo aveva addirittura rinnegato. Ma Gesù sapeva che da solo avrebbe dovuto portare il peso dei peccati commessi da altri. Anche noi, Gesù, ti abbiamo abbandonato: le spine della corona che ti hanno messo sulla testa siamo noi che, coscientemente o incoscientemente, le abbiamo intrecciate con la nostra indifferenza e superficialità nei confronti del prossimo. Anche quando pensiamo di fare cose buone, spesso creiamo altre situazioni di dolore e di sconforto.

O Gesù, non lasciarci nel bisogno e accetta che la nostra umana debolezza ti stia vicina. Vogliamo portare quella dolorosa corona quando anche a noi diranno: “Ecce homo”. Tu, uomo e Dio che hai provato questa angustia e questo dolore, sii accanto a noi. Facci orgogliosi di soffrire come Te e per Te.

Quarta Stazione



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