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AVE CRUX

Testi dal Catalogo, edito dalla Diocesi di Patti, Giugno 1999

Lo stupore dell'arte

C’ero anch’io, nelle splendide ed affascinanti sale del Vaticano, la mattina di Venerdì 23 aprile 1999 a partecipare alla presentazione ufficiale della "Lettera del Papa agli Artisti" da parte del Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e ad accogliere, con eminenti personalità ecclesiali e del mondo dell’arte e della cultura, Giovanni Paolo II, nel Braccio di Carlo Magno della Basilica Vaticana, per l’inaugurazione della Mostra "Paolo VI, una luce per l’arte". Ho potuto così raccogliere direttamente commenti, suggestioni ed emozioni che ho fatto fatica a sintetizzare ed elaborare per questo volume. Sicuramente in questo arco di tempo sono già usciti commenti e recensioni di persone variamente qualificate. Il mio è un contributo modesto, che si sviluppa nel senso dell’umiltà e come tale mi auguro sia accolto.
Presentare un documento del Magistero ecclesiale è sempre un fatto di alta responsabilità. Nel caso della presente Lettera indirizzata dal Santo Padre a tutti gli artisti del mondo, la responsabilità mi è sembrata ancora maggiore, specie perché il Papa esprime, con una sua dimensione personalissima, riflessioni che hanno segnato indelebilmente la sua vita, con le sue esperienze artistiche, da poeta, scrittore, drammaturgo. Riflessioni che egli nella Lettera intende offrire "a quanti con appassionata dedizione cercano nuove epifanie della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica".
Tre sono le prospettive in cui Giovanni Paolo II inserisce il suo dialogo con gli artisti. Nel documento sono ben evidenziate: una teologica, una storica ed una terza che pervade tutta la Lettera, centrata sull’esistenza dell’uomo e la responsabilità e finalità dell’arte: una prospettiva etico-esistenziale.

La prima prospettiva, teologica, struttura l’intero pensiero del Papa. La Santissima Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo - entra e pervade l’anima dell’artista e le sue opere. La creazione del Padre, l’incarnazione del Figlio e l’ispirazione dello Spirito Santo operano continuamente nell’animo dell’artista e lo stimolano all’esperienza dell’Assoluto che lo trascende.
La seconda prospettiva, centrale della Lettera, è quella storica. Il Papa compie un significativo excursus attraverso il mondo classico, il Medioevo, l’Umanesimo e il Rinascimento, ed infine l’età moderna, con le sue luci e le sue ombre, segnata dall’assenza e talvolta dall’opposizione a Dio. Ma anche qui emergono l’incondizionata fiducia ed il forte ottimismo tipico del Pontefice: "La Chiesa ha continuato a nutrire un grande apprezzamento per il valore dell’arte come tale. Infatti, quando è autentica, l’arte ha un’intima affinità con il mondo della fede, così che, persino nelle condizioni di maggior distacco della cultura dalla Chiesa, proprio l’arte continua a costruire una sorta di ponte gettato verso l’esperienza religiosa… l’artista si fa in qualche modo voce dell’universale attesa di redenzione".

Bonanno
Terza prospettiva è quella etico-esistenziale. Il Papa invita "a penetrare con intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, nello stesso tempo, nel mistero dell’uomo. Questa è vera missione responsabile. Ogni uomo è chiamato ad essere artefice della propria vita: in un certo senso, egli deve farne un’opera d’arte, un capolavoro". Ancor più questo vale per l’artista, in cui si sommano due disposizioni, quella morale e quella artistica. Perché nel modellare un’opera d’arte "egli riflette non solo ciò che è, ma come lo è".
Il rapporto tra Bello e Bene prende una fisionomia molto attuale nel pensiero di Giovanni Paolo II, come stimolo alla coscienza e fonte di attività creatrice responsabile: l’artista "avverte al tempo stesso l’obbligo di non sprecare questo talento - la vocazione artistica - ma di svilupparlo. L’artista è al servizio del bene comune: a suo modo, contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo".
Borgonzoni Risulta di singolare efficacia l’affermazione del Papa che "la Chiesa ha bisogno dell’arte" e, richiamandosi allo spirito del Concilio Vaticano Secondo e all’illuminata azione di Paolo VI, ne dà subito la motivazione: perché "l’arte deve rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio". Nel successivo paragrafo della Lettera, Giovanni Paolo II fa a se stesso e propone a tutti gli artisti e lettori, credenti e non credenti, un’ultima domanda: "L’arte ha bisogno della Chiesa?". È domanda che egli stesso definisce "provocatoria", ma che ha alla base una sua motivazione legittima e profonda: "quale impoverimento sarebbe per l’arte l’abbandono del filone inesauribile del Vangelo!".
Nelle pagine conclusive della Lettera è suggestivo "l’appello finale agli artisti", nel quale il Papa riconferma l’alleanza tra Vangelo e arte, la prossimità tra il mistero di Dio incarnato e il mistero dell’uomo. "Siate ben consapevoli, artisti di tutto il mondo, che l’umanità di tutti i tempi - anche quella di oggi - aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e il proprio destino". Guardando al nuovo Millennio, è a loro che il Papa chiede che restituiscano all’uomo entusiasmo, stupore e speranza.
So che parecchi uomini di cultura hanno apprezzato e letto con molto interesse questo documento del Papa. Riporto un brano della scrittrice Susanna Tamaro, che così descrive il suo impatto con la Lettera: "Io, per natura pessimista, penso però che una lettera come questa farà nascere qualcosa, troverà un pezzettino di terra fertile in cui attecchire e fruttificare. Credo che questa Lettera riproponga coraggiosamente il discorso dell’arte come apertura al mistero. Penso che tutti gli artisti sensibili non potranno non fermarsi un attimo a riflettere". La stessa scrittrice in altra parte di questo suo scritto aggiunge: "Sono convinta che l’essere umano sia un assoluto e straordinario mistero e considero un privilegio poter essere un artista, perché sono in grado di vedere più in profondità questo mistero e di comunicarlo agli altri".
Ad oltre trent’anni dal celebre discorso di Paolo VI agli artisti (Cappella Sistina, 7 maggio 1964: "Noi abbiamo bisogno di voi… la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità…), Papa Wojtyla con questa Lettera rilancia il dialogo con gli uomini di cultura, invitandoli a cercare la bellezza come "splendore della verità", nella fecondità del colloquio della Chiesa con gli artisti che in duemila anni di storia non si è mai interrotto, e si prospetta ancora ricco di futuro alle soglie del terzo millennio. "La bellezza che trasmetterete alle generazioni di domani - scrive il Papa concludendo la sua Lettera - sia tale da destare in esse lo stupore! Di fronte alla sacralità della vita e dell’essere umano, di fronte alle meraviglie dell’universo, l’unico atteggiamento adeguato è lo stupore". (Basilio Scalisi) Bacosi

Per  informazioni
Ufficio Diocesano Beni Culturali
(0941-240866)
giorni feriali dalle 9.00 alle 12.30, tranne il sabato.

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