Crocifisso, part, S. Li Volsi, 1652, Chiesa Ara Coeli di San Marco d'Alunzio

Tredicesima Stazione

Riflessione proposta da Antonino Scorza

Gesù è deposto dalla croce

Stazione tredicesima

Non a torto è stato scritto che ogni pagina del Vangelo è una pagina di sofferenze e di sangue.

Gesù, piagato, coronato di spine, trafitto dai chiodi e dalla lancia, è l’espressione più alta del dolore.

Dolore tra gli insulti, le bestemmie e le percosse, lo strazio di una madre e il pianto delle donne,

È dolore il suo, che sulla croce si tramuta in un largo abbraccio di amore e di misericordia.

Per l’umanità in genere e per ogni singolo uomo in particolare.

Per gli uomini che hanno continuato ad essere increduli, a bestemmiare, ad odiarsi ed uccidersi, a calpestare i diritti dei poveri e dei disperati in ogni angolo del mondo.

È dolore ed abbraccio di speranza per quanti sono disperati e abbandonati dai potenti della terra.

È abbraccio di amore per tanti uomini troppo spesso sono dimenticati nella fame, nell’angoscia e nella disperazione, moderni schiavi senza catene.

Dalla croce Gesù tende a noi le sue mani, supplicanti.

Le rivolge verso questo mondo che trova così facilmente miliardi per forgiare armi di morte, per odiare, per annientare e distruggere, ma che si rivela incapace di curare, di nutrire, di accogliere, di consolare.

Cristo tende a noi le sue mani perché non restiamo indifferenti ma ci impegniamo a cambiare le storture ed eliminare le ingiustizie.

Perché ci guardiano intorno e vediamo concretamente come possiamo amare, cosa possiamo fare per i vicini e per i lontani.

Signore, ti preghiamo: non dimenticarci di noi, quando noi ci dimentichiamo di te.

Non abbandonarci quando noi ti abbandoniamo.

Non disprezzarci quando pecchiamo.

Signore, chiamaci se fuggiamo; attiraci a te se ti resistiamo.

Rialzaci se cadiamo e conduci ognuno di noi sul tuo cammino.

Quattordicesima Stazione




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