Crocifisso, part, S. Li Volsi, 1652, Chiesa Ara Coeli di San Marco d'Alunzio

Prima Stazione

Riflessione proposta da Giuseppe Ricca

Gesù è condannato a morte

Stazione Prima

Il processo a Gesù mette in evidenza sia la regalità del Figlio di Dio, sia il dramma di Pilato, che si nasconde nella domanda: “Che cos’è la verità?”.

Non una domanda filosofica riguardante la natura della verità, ma una domanda esistenziale riguardante il proprio rapporto con la verità.

È il tentativo di Pilato di sfuggire alla voce della propria coscienza, che gli comanda di riconoscere la verità e di seguirla. Gesù risponde positivamente alla domanda di Pilato, ma la precisa, dicendo che è venuto a rendere testimonianza alla verità.

Pilato sostiene una tremenda lotta interiore. Da una parte, è convinto che Gesù è innocente, dall’altra, ha paura della pressione giudaica, fatta di violenza, odio, costrizione e corruzione.

L'uomo che non si lascia guidare dalla verità, si rende disponibile persino ad emettere una sentenza di condanna nei riguardi di un innocente.

Gli accusatori intuiscono questa debolezza di Pilato e perciò non cedono. Con forza ne chiedono la morte di croce. Le mezze misure, a cui Pilato ricorre, non lo aiutano. Non è sufficiente la crudele pena della flagellazione.

Quando presenta alla folla Gesù flagellato e coronato di spine, sembra cercare una parola che, a suo avviso, dovrebbe piegare l'intransigenza della piazza. Indicando Gesù, dice: “Ecco l'uomo!”. Ma la risposta della folla è: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”.

Pilato cerca allora di discutere, nella convinzione che Gesù sia innocente. Ma tutto questo non gli basta per emettere una sentenza assolutoria. Gli accusatori ricorrono infatti all'ultimo argomento: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare!”. La minaccia è chiara.

Intuendo il pericolo, Pilato cede definitivamente ed emette la sentenza, non tralasciando il gesto ostentato di lavarsi le mani.

Lungo i secoli la negazione della verità ha generato sofferenza e morte. Sono gli innocenti a pagare il prezzo dell'ipocrisia umana. Le mezze misure non sono sufficienti. Né basta lavarsi le mani. La responsabilità per il sangue del giusto rimane.

In quanti sono oggi oppressi e martoriati si perpetua la condanna di Gesù e vi sarà sempre condanna se non ci impegniamo con tutte le nostre forze per la giustizia e la pace

Signore, giudicato e condannato, ancora oggi sei scomodo, ingombrante, un ostacolo per questo nostro mondo scientifico, telematico e superficiale.

Noi cerchiamo di avere di più, tu vuoi che siamo di più. Tu sei trascendente, noi immanenti.

Tu sei l’infinito, noi il finito. Tu sei la vita, noi la morte.

Tu sei eterno, noi temporali, precari, deboli,  Tu solo sei la Verità.

Signore, che hai accettato una condanna ingiusta, dacci la grazia di essere fedeli alla verità e non permettere che cada su di noi il peso della responsabilità per la sofferenza dei tanti innocenti in ogni parte del mondo.

Seconda Stazione




More on non and along with che
Page transported by Go FTP FREE