Una
pia tradizione racconta che mentre Gesù era portato al Calvario, una
donna coraggiosa, vincendo la paura ed il rispetto umano, si avvicinò a
Lui e con un bianco lino gli asciugò il volto insanguinato. Gesù la
ricompensò imprimendo su quel lino l’immagine del suo volto.
Questa pia donna simboleggia il desiderio che tutti abbiamo di vedere il
viso di chi ha sofferto per noi. Nelle riflessioni precedenti abbiamo
sottolineato la solitudine di Gesù e la conseguente amarezza del suo
animo, mentre percorreva la via dolorosa, tra i commenti dei curiosi e la
ferocia dei soldati. Il dolore può generare due opposti sentimenti:
l’adesione totale verso colui che soffre, col desiderio di alleviarne le
ferite; l’indifferenza di chi assiste e, con ironico ed egoistico
ragionamento, pensa tra sé e sé: “Meno male che non è toccato a
me”.
Nel mondo in cui viviamo il dolore fa paura e si escogitano tanti
espedienti per allontanare la vista di colui che soffre. Gli anziani, per
esempio, vengono ammucchiati in un modo più o meno accettabile in comuni
centri di assistenza; inoltre, abbiamo una tale paura del dolore che
evitiamo di andare a trovare un ammalato, con la scusa che non sappiamo
cosa dire. Nel nostro comune linguaggio abbiamo poche parole per esprimere
l’adesione alla sofferenza altrui.
La Veronica dimostra di avere un sentire ed una partecipazione al dolore
dell’altro. Si spinge tra la folla ed i soldati per asciugare il volto
di Cristo. Sarebbe errato definire questo comportamento come semplice
solidarietà. Tutti, più o meno, siamo solidali con chi soffre, ma, in
modo liberatorio, e direi quasi indifferente, evitiamo di incontrare la
persona che soffre. Sollecitati da associazioni religiose o da istituzioni
sociali, ci consentiamo di dare offerte più meno sostanziose.
Il dolore degli altri non ci appartiene. “E’ toccato a lui, speriamo
che gli vada bene”. Questo modo di comportarsi non è veramente
cristiano. Nella persona che soffre devi vedere l’immagine di Cristo
sofferente, devi adoperarti anche con piccoli gesti di amore fraterno per
alleviargli il soffrire.
La Veronica ci mostra quale deve essere il comportamento di un cristiano:
anche un semplice gesto può portare un po’ di sollievo a chi soffre.
Non ci interessa sapere chi fosse questa donna; ci importa il suo modo di
fare. Avvicinare colui che soffre e portargli un momento di refrigerio: la
carità arriva a farci vedere nell’altro che soffre Cristo sofferente.
Se il male non si può vincere, tentiamo di alleviarlo con piccoli gesti
di amore.
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