Seconda Stazione

Gesù alla colonna



Dal Vangelo secondo Luca
(22, 63-64)

Frattanto gli uomini
che avevano in custodia Gesù
lo schernivano e lo percuotevano,
lo bendavano e gli dicevano:
"Indovina: chi ti ha colpito?".
E molti altri insulti
dicevano contro di lui.

Riflessione

Sappiamo che ai tempi di Gesù la Palestina era sotto la dominazione romana. Pertanto, secondo il diritto romano, il rappresentante imperiale, in questo caso Erode, aveva il potere di mandare a morte.
Gesù, catturato dai suoi stessi compatrioti, venne sì portato davanti al Sinedrio, che aveva il potere di giudicare gli abitanti della Giudea, ma non poteva condannare a morte senza l’autorizzazione del potere romano, rappresentato dal procuratore Ponzio Pilato. Pertanto, come abbiamo sentito dalla lettura del testo di Luca, i Giudei presero Gesù e lo condannarono alla flagellazione. Era questa una pena molto comune nell’antichità, ed anche molto dolorosa. I flagelli spesso erano formati da strisce di cuoio che avevano in fondo chiodi o pezzetti di piombo; percuotendo, portavano via brandelli di carne dal corpo del condannato. Gesù, dunque, condannato alla flagellazione dagli stessi Giudei; non dimentichiamo che Gesù, nato dalla stirpe di Davide, era ebreo e, come tale, doveva essere giudicato dal tribunale giudaico.
L’evangelista racconta ancora altri particolari raccapriccianti: Gesù venne bendato, schiaffeggiato, coperto di sputi; gli chiedevano di indovinare chi l’aveva percosso. E’ questo il primo momento di quella via dolorosa che avrebbe portato Gesù al Calvario. I flagellanti erano stati spesso anche loro flagellati e, quindi, il ricordo di ciò che avevano sofferto ed il piacere di poter essere protagonisti flagellando un altro, colpevole o meno poco importava, li faceva essere particolarmente crudeli verso il malcapitato che non poteva difendersi. Gesù, infatti, mentre gli facevano tutto questo era legato alla colonna; quindi non era, seppure lo avesse voluto, nella possibilità di fuggire o difendersi.
Tanto più dolorosa era la flagellazione, perché fatta contro un innocente e, in secondo luogo, perché chi lo percuoteva era forse un ebreo come Gesù.
La vendetta domina sovrana in questo racconto, anche se impercettibile ad una lettura affrettata. Forse qualche volta anche noi siamo stati ingiustamente flagellati, con parole o fatti, per saziare la giustizia sommaria di cui sembra che tutti abbiamo bisogno. Tra i flagellatori di Gesù ci siamo anche noi, con la nostra indifferenza, con la nostra incapacità di difendere i più deboli; anzi, addirittura scappiamo dopo aver fatto male al nostro prossimo. Non sappiamo, né tanto meno ci interessa sapere, i nomi di coloro che hanno flagellato Gesù. Dobbiamo però sapere che, con il nostro comportamento, stiamo flagellando il fratello e cioè Gesù stesso.

Gesù, non permettere che diventiamo giudici iniqui. Come tuoi fratelli ti chiediamo di allontanarci dal pericolo della giustizia sommaria e frettolosa.
Facci capire che il perdono è l’arma più potente per sconfiggere il nemico.
Mettici sempre nelle condizioni di non giudicare. Tu, solo Tu, hai parole di verità e di amore.

Terza Stazione

 

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