Sesta Stazione

La Veronica 
asciuga il volto di Gesù


Dal Libro del Profeta Isaia
(53,3)

Disprezzato e
reietto dagli uomini,
uomo dei dolori
che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale
ci si copre la faccia,
era disprezzato e
non ne avevamo alcuna stima.

Riflessione

Una pia tradizione racconta che mentre Gesù era portato al Calvario, una donna coraggiosa, vincendo la paura ed il rispetto umano, si avvicinò a Lui e con un bianco lino gli asciugò il volto insanguinato. Gesù la ricompensò imprimendo su quel lino l’immagine del suo volto.
Questa pia donna simboleggia il desiderio che tutti abbiamo di vedere il viso di chi ha sofferto per noi. Nelle riflessioni precedenti abbiamo sottolineato la solitudine di Gesù e la conseguente amarezza del suo animo, mentre percorreva la via dolorosa, tra i commenti dei curiosi e la ferocia dei soldati. Il dolore può generare due opposti sentimenti: l’adesione totale verso colui che soffre, col desiderio di alleviarne le ferite; l’indifferenza di chi assiste e, con ironico ed egoistico ragionamento, pensa tra sé e sé: “Meno male che non è toccato a me”.
Nel mondo in cui viviamo il dolore fa paura e si escogitano tanti espedienti per allontanare la vista di colui che soffre. Gli anziani, per esempio, vengono ammucchiati in un modo più o meno accettabile in comuni centri di assistenza; inoltre, abbiamo una tale paura del dolore che evitiamo di andare a trovare un ammalato, con la scusa che non sappiamo cosa dire. Nel nostro comune linguaggio abbiamo poche parole per esprimere l’adesione alla sofferenza altrui.
La Veronica dimostra di avere un sentire ed una partecipazione al dolore dell’altro. Si spinge tra la folla ed i soldati per asciugare il volto di Cristo. Sarebbe errato definire questo comportamento come semplice solidarietà. Tutti, più o meno, siamo solidali con chi soffre, ma, in modo liberatorio, e direi quasi indifferente, evitiamo di incontrare la persona che soffre. Sollecitati da associazioni religiose o da istituzioni sociali, ci consentiamo di dare offerte più  meno sostanziose.
Il dolore degli altri non ci appartiene. “E’ toccato a lui, speriamo che gli vada bene”. Questo modo di comportarsi non è veramente cristiano. Nella persona che soffre devi vedere l’immagine di Cristo sofferente, devi adoperarti anche con piccoli gesti di amore fraterno per alleviargli il soffrire.
La Veronica ci mostra quale deve essere il comportamento di un cristiano: anche un semplice gesto può portare un po’ di sollievo a chi soffre.
Non ci interessa sapere chi fosse questa donna; ci importa il suo modo di fare. Avvicinare colui che soffre e portargli un momento di refrigerio: la carità arriva a farci vedere nell’altro che soffre Cristo sofferente. Se il male non si può vincere, tentiamo di alleviarlo con piccoli gesti di amore.

Gesù, il tuo volto trasfigurato dal dolore è stato momentaneamente alleviato da un atto coraggioso.
Concedici di avere anche noi il coraggio di asciugare le lacrime altrui, non per una egoistica ricompensa, ma perché sei Tu che noi vediamo in ogni fratello che soffre.
L’amore che Tu predichi non ha confini: fa’ che la carità sia il nostro modo per incontrarti.

Settima Stazione




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