Edizioni della Diocesi

SCINTILLE DI LUCE
Il Giubileo a Patti



Il volume (a cura di Basilio Scalisi), edito dalla Diocesi di Patti, fa parte della collana "Documenti e Ricerche di Storia Religiosa della Diocesi di Patti".

Il libro documenta i segni di luce che la Diocesi ha espresso con amore e passione nell'anno del Grande Giubileo del Duemila e che ora offre all’intelligenza e al cuore di laici e cristiani.
I testi di 24 autori italiani – filosofi, registi, critici, scrittori, teologi, religiosi, giornalisti – aiutano a percepire il senso e la profezia di tali "segni", che esprimono, nel linguaggio dell’arte sacra contemporanea, l’antico e inscindibile legame della Chiesa con la cultura e il Bello.
Floriano Bodini, Franco Nocera e Mario Pecoraino sono gli artisti che con audacia, travaglio e rigore realizzano queste opere, che oggi si offrono a tutti come "icone dell’Infinito", sollecitano emozioni, stupore ed invitano alla contemplazione.
Scintille di luce, che afferrano, inducono, incoraggiano ognuno a lasciarsi contagiare dagli sciabordii di bleu, rosso, indaco, violetto e bianco di Tindari e della Basilica di Patti per pervenire alla Luce vera, quella che illumina ogni uomo e che dà a quanti l’accolgono di diventare figli di Dio.
Scintille di luce, che portano impresse il coraggio di quanti hanno saputo immaginare, vedere orizzonti altri e scrivere pagine di storia, che ora consegnano al futuro della fede e al cammino della comunità.

Le vetrate di Tindari

Sono tre le grandi vetrate di Tindari realizzate presso il laboratorio di Italo Peresson a Milano dall’artista palermitano Franco Nocera, che materializza nei segni della luce e dei colori il Qadosh biblico, cioè la rivelazione di Dio nello splendore.

La prima vetrata, posta sulla facciata del Santuario misura 47 mq, è divisa in tre sezioni verticali e si struttura di 34 pannelli. Tema è la Creazione. All’apice dell’arco è la mano di Dio che con il "fiat" determina l’universo ed indica la Vergine, che si staglia al centro dello spazio, longilinea e avvolgente. L’attorniano dodici stelle, la scritta ebraica Qadosh, significante la bellezza di Dio e della natura, e un grandioso volo di ali. Nella parete sinistra della vetrata è posta in alto la conflagrazione del fuoco solare, sotto una roccia; nella parte destra, è in alto la luna nascente, sotto il fogliame Adamo ed Eva, nudi nell’innocenza edenica. I tre comparti sono congiunti alla base dalla lunga orizzontalità del mare, da dove affiorano le isole Eolie. Completano l’opera gli stemmi di papa Giovanni Paolo II e del vescovo Ignazio Zambito e la dicitura "A partu Virginis 2000".

È di circa 13 mq la vetrata della Crocifissione incastonata in alto, a sinistra del transetto. Un cartiglio fissato nell’azzurro recita in greco: "è la mia ora". La lunetta, divisa in tre sezioni, raffigura nella campitura di una primavera lustrale il sacrificio del Golgota. Il corpo di Cristo, modulato da vetri biancastri e dorati, è spinto verso un azzurro riverberante di verdi. Ai piedi stanno la Madre, Maria di Magdala e Giovanni rinchiusi nel dolore. I laterali della lunetta splendono di fiori e di foglie e dell’agnello pasquale sagomato in alabastro.

La vetrata della Pentecoste, che sta dalla parte opposta, a destra del transetto, misura anch’essa 13 mq circa. Spazio di fuoco che incendia il cielo, inonda il Cenacolo e si espande con grandi lingue su Gerusalemme e New York. Fuoco d’amore, traversato dall’avorio cangiante della colomba che plana su Maria, vestita di lapislazzuli, iconologicamente simile alla "Nigra sum sed formosa" di Tindari. Nella concitazione delle lastre di porpora si legge: "Super omnem carnem", indicante lo Spirito che raggiunge ogni persona.
Il programma iconografico delle vetrate è incentrato sulla figura della Madonna come creatura che sublima la creazione; come madre ai piedi della Croce che riscatta la natura; come regina che veglia sui destini del mondo.

La Cattedra e l'Ambone

Costituiscono un unicum concettuale e formale la cattedra e l’ambone, che si accordano al gusto classico dell’architettura interna della Cattedrale di Patti.

Lo scultore Mario Pecoraino concepisce la Cattedra vescovile semplice nella forma slanciata, pregna di memoria greca. La plasma in marmo bianco appena venato e la colloca a ridosso di una parete di marmo rosso. Così la cattedra, posta su un ampio gradino e accompagnata ai lati da due sedili per concelebranti, non si confonde con il biancore del fondo.
Iconologicamente nuova è la composizione della cattedra, priva di braccioli e di simboli del potere. Ancor più nuova è l’immagine dello Spirito. Sulla sommità della spalliera giunge all’improvviso una colomba, dinamica nel battito delle ali acute. Apparizione inaspettata, piena di gioia. Si pone leggera sopra la testa del vescovo quasi a suggerirgli le parole per l’annunzio della Parola.
Un basso rilievo, come un rosone, si staglia sullo specchio marmoreo: attorno a una grande fiamma sono dodici lingue di fuoco. Sotto sono incisi il motto "Ad unionem", l’anno duemila in latino antico e in piccolo lo stemma del vescovo Zambito, centunesimo nella sede di Patti.

L’Ambone si piazza possente dinanzi al transetto e alla navata.
Struttura cubica, di notevole impatto.
Ricorda gli amboni lombardi e toscani per l’asciuttezza dell’impianto e la durezza cristallina.
La sua fronte è coperta da un velo liturgico mosso dallo Spirito. Non un vento turbinoso, ma un alito ritma le pieghe del marmo, scanalato da rigide linee oblique.
Al di sopra del rilievo marmoreo si incastona la vigorosa aquila giovannea, modellata e scavata con forza, acuta nello sguardo, austera nella massa cranica.
Le ali si dispiegano all’indietro sorreggendo robuste il liber vitae, lievitante nella materia, inciso da tagli, carezzato da rivoli e da un nastro di seta.

La Medaglia del Giubileo

La medaglia commemorativa del Giubileo è opera dello scultore Floriano Bodini.
La mano del Padre e la colomba dello Spirito Santo inviato dal Padre sono un invito a ricordare con profonda consapevolezza e a rivivere con rinnovata fede i misteri della Incarnazione e della Redenzione. Le parole incise "Iubilaeum a partu Virginis" e "Christus heri hodie semper" richiamano il mistero di Maria, Madre del Verbo Incarnato, e la perennità di Gesù lungo il divenire della storia. L’artista, nella essenzialità del segno, induce a spingere lo sguardo al di là della porta dove lo Spirito continua a promettere semi di primavere sorprendentemente nuove.

Alcuni testi del volume

Il libro può essere richiesto a:
* Segreteria Vescovile
*
Ufficio Diocesano Beni Culturali - 98066 Patti – Tel/Fax 0941-240866
* Segreteria del Santuario di Tindari, 98060 Tindari – Tel/Fax 0941-369016

Altri volumi in rete della Collana:
"Documenti e Ricerche di Storia Religiosa della Diocesi di Patti":

ARTE SACRA SUI NEBRODI, 1998





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